14 ottobre 2015

La bontà di Dio ci spinge alla conversione

Pagare la decima (Lc 11, 42) per il popolo dell’Alleanza significava offrire parte dei prodotti ai fratelli per indicare che tutto è dono gratuito del Padre (Dt 26, 1-15).

Il Vangelo oggi vede nuovamente protagonisti i farisei i quali riconoscono almeno esternamente che tutto è dono – pagano le tasse su tutte le erbe – ma all’interno rapinano addirittura la gloria di Dio, infatti con il loro comportamento ineccepibile non solo si allontanano dagli altri (fariseo: separato) ma giudicandoli peccatori e impuri si pongono al di sopra con un atteggiamento narcisista che cerca ruoli e consensi. Così invece di porre Dio e l’amore di lui al proprio centro pongono se stessi al centro di tutto.

L’apostolo Paolo ci ricorda che la bontà diDio ci spinge alla conversione poiché egli non fa preferenze di persone (Rm 2, 4-11) e si è fatto uno di noi condividendo la condizione dell’umana debolezza perché il suo giudizio è misericordia – amore della miseria – che colma le nostre misure mancanti. Sappiamo bene che se ci sono dei prediletti del Padre sono proprio i piccoli, i poveri, gli esclusi e i peccatori che Egli va cercando come il pastore la pecorella smarrita.

Ricordiamo che siamo oggetto della gratuità di Dio. Se dimentichiamo questo lentamente ci andiamo facendo importanti (Papa Francesco) e recuperiamo oggi il senso della gratuità, sapendo che nulla meritiamo per la nostra bravura, ma tutto riceviamo in dono infattia noi non appartengono se non i vizi e i peccati (San Francesco).