26 gennaio 2018

«Timoteo è un nome greco e significa«Che onora Dio»;Paolo nelle sue lettere fa riferimento a luiben diciassette volte. Se ne deduce che agliocchi di Paologodeva di grande considerazione, infatti, lo incaricò di missioni importanti e vide in lui quasiun alter ego, come risulta dal grande elogio chene traccia nella Lettera ai Filippesi: «Io non ho nessuno d’animo tanto uguale comelui, che sappia occuparsi così di cuore delle cose vostre».

Quanto poi alla figura di Tito, il cui nome è diorigine latina, sappiamo che di nascita era greco, cioè pagano Paolo lo condussecon sé a Gerusalemme per il cosiddetto Concilioapostolico, nel quale fu accettata lapredicazione ai pagani del Vangelo libero dai condizionamenti della legge mosaica. L’Apostolo lo elogia definendolo«mio vero figlio nella fede comune».

Paolo si avvalse di collaboratori, egli non faceva tutto da solo, ma si appoggiava a persone fidate che condividevano le sue fatiche e le sue responsabilità. Inoltre, le fonti concernenti Timoteo e Tito mettono bene in luce la loro prontezza nell’assumere incombenze varie, consistenti spesso nel rappresentare Paolo anche in occasioni non facili. In una parola, essi ci insegnano a servire il Vangelo con generosità, sapendo che ciò comporta anche un servizio alla Chiesa stessa».

(Benedetto XVI)