«Voi date loro da mangiare»

L'omelia del vescovo Semeraro nella Solennità del Corpus Domini in Albano

Tutti e quattro i vangeli riportano racconti di moltiplicazione dei pani. È, dunque, opportuno che noi, questa sera, cogliamo alcune particolarità di san Luca, giacché ogni evangelista ha la sua singolare prospettiva cui è doveroso fare attenzione. «Una parola ha detto Dio, due ne ho udite», recita, infatti, il Salmo (62 [61],11) sicché, come spiegava un antico maestro ebreo, essa rassomiglia a un martello che, frantumando la roccia (cf. Ger 23,29), ne fa sprizzare innumerevoli scintille (cf. Talmud Sanhedrin 34a). La prima che noi questa sera raccogliamo è quella sottolineatura, caratteristicamente lucana, dove, per introdurre il racconto, si dice che «Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure» (v. 11).

Parlare e guarire: ecco il binomio su cui anzitutto riflettere. Gesù, infatti, non parlava soltanto, ma al tempo stesso guariva. Le narrazioni dei vangeli sono praticamente intessute con questi due fili d’oro: l’annuncio del Regno e la prassi che lo inaugura, ossia le opere di guarigione ed è per questa ragione che il Concilio Vaticano II insegna che l’economia della Rivelazione «comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto» (Dei Verbum n. 2).