Lettera in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, 1 maggio 2011

L'evento della beatificazione di Giovanni Paolo II se per un verso ha riportato alla nostra memoria la commozione vissuta nei giorni della sua dipartita, per l'altro ha confortato e consolidato ' a motivo della proclamazione fatta da Benedetto XVI ' l'interiore certezza di avere incontrato, nei giorni del suo pontificato, un santo. Penso debba essere questa la prospettiva corretta dalla quale considerare la sua persona e la sua vita terrena. Non intendo di sicuro trascurare la prospettiva di un'umana grandezza riconosciuta dalla stima e dal prestigio con cui egli è stato unanimemente circondato. Karol Wojtyła aveva una tempra da leader e per molti versi lo è stato. Ci sono cose, accadute nell'ultimo quarto del secolo trascorso, che trovano una certa spiegazione anche nel carisma spirituale ed umano di Giovanni Paolo II. Nei suoi quasi ventisette anni di pontificato, peraltro, è possibile ' come qualcuno ha scritto ' riconoscere come quattro stagioni: la prima, segnata dal grido Spalancate le porte a Cristo (1978: inizio del ministero); la seconda, contraddistinta dal rilancio della missione e dall'invito a guardare e a prendere il largo (1986: enciclica Dominum et vivificantem); la terza, caratterizzata dall'evento giubilare con la ripetuta domanda di perdono. La quarta e ultima stagione wojtyłiana sarebbe quella avvolta dal mistero della sofferenza, dalla sapienza e dall'eloquenza della croce. Qui il piano di Dio, nascosto nella persona di questo uomo polacco giunto sulla Cattedra di Pietro e rimastovi per il lungo tempo sufficiente per traghettare la Chiesa verso il Terzo Millennio, ha cominciato davvero a manifestarsi. Nel segno della santità.

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01-05-2011