Sulla via di Emmaus

Lettera Pastorale alla Chiesa di Albano

INTRODUZIONE

CARISSIMI MIEI FRATELLI E SORELLE

1. Ogni nuovo anno liturgico, come questo che sta per iniziare con la prossima prima Domenica d‟Avvento, dev‟essere accolto da noi e da ogni nostra comunità come l‟invito a percorrere ancora una volta un itinerario di fede e di vita durante il quale, nell‟intimo contatto coi misteri del Signore vissuto nella piena comunione della Chiesa e approfondito anno dopo anno, ci è dato di crescere e maturare nella propria forma battesimale sino a raggiungere la piena statura di Cristo (cf. Ef 4, 13).

L'anno liturgico, difatti, è una scuola permanente di fede e di vita aperta a tutta la comunità ecclesiale e ad ogni singolo suo componente. Qui la santa madre Chiesa ricordando i misteri della redenzione ci dispiega 'le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza' (Sacrosanctum Concilium, 102). Con la caratteristica della sua ciclicità, peraltro, che si affianca a quella della sua continuità, ogni anno liturgico ci permette di riprendere progressivamente i medesimi contenuti in età e situazioni diverse sollecitandoci, così, ad assumere un atteggiamento di formazione permanente. Dom Odo Casel (1886-1948), un monaco benedettino che fu uno dei pionieri degli studi di teologia liturgica, amava dire che il ciclo dell‟anno liturgico è come un anello nuziale che la Chiesa, la sposa vergine di Cristo, mostra trionfalmente come segno della sua unione con lui. Questo sacro anello è il dono del Signore alla sua Chiesa come pegno del suo amore e della sua fedeltà alle promesse.

2. In questa prospettiva vi domando di considerare la proposta della via di Emmaus, scelta come preferenziale nel comune percorso dell‟anno pastorale 2006-2007. Non ho bisogno di ripetere di cosa si tratta. Sapete già che con tale espressione il nostro 'Sinodo degli anni '90' indicava la celebrazione liturgica, intendendo così spingere 'ad una nuova consapevolezza del dono custodito nella liturgia' (cf. Documento Sinodale II, 22).

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26-11-2006