Azzimi di sincerità e di verità

Omelia nella Solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore - Basilica Cattedrale di Albano
03-06-2021
  1. Il racconto del Vangelo appena ascoltato (cf. Mc 14,12-16.22-26), cronologicamente ci colloca nel giorno della preparazione alla Pasqua ebraica. Giunta la sera, esso diventa «il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua». Per questo, al mattino si toglieva dalla casa tutto il lievito vecchio sicché durante il banchetto pasquale si mangiava soltanto il pane azzimo, ossia non lievitato. Si ricordava così la terra d’Egitto, dove la prima pasqua fu consumata in fretta «con azzimi e con erbe amare» (cf. Es 12,8).

Gli azzimi, allora, ricordavano l’afflizione e la schiavitù, da cui Israele era stato liberato da Dio. Nutrendosi, perciò, col pane azzimo il popolo riconosceva che sua libertà, personale e nazionale, non era una conquista propria, bensì un dono di Dio. Conseguentemente il pane azzimo riproponeva anche l’urgenza di un taglio col passato e del ritorno a Dio, della conversione. Erano queste le premesse necessarie per entrare nella terra promessa e, spiritualmente, lo sono ancora per noi, se vogliamo essere partecipi della salvezza offertaci da Cristo. Perciò l’Apostolo esorta: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità» (1Cor 5,7-8).