Carità discreta

Omelia nel pellegrinaggio alla tomba di san Paolo VI della Caritas diocesana. Basilica di San Pietro
16-02-2019

Circa quattromila persone che non hanno soltanto risolto il problema della loro fame ma che hanno addirittura mangiato a sazietà: è la scena finale del racconto del vangelo (cf. Mc 8, 1-10). Poi Gesù se ne riparte. Tutto, però, ha avuto inizio con una compassione. Non è l’unica volta. Altre volte si narra che Gesù ha avuto compassione; ha sentito, cioè, come un moto sorgergli dal di dentro e scuoterlo intimamente. Questa volta è perché la gente ha fame! Della fame Papa Francesco ha parlato appena l’altro giorno (14 febbraio 2014) presso la sede della FAO, incoraggiando lo slogan: «Non ha presente né futuro. Solo passato». Nello stesso contesto ha pronunciato alcune parole che possono valere anche per noi; per voi, carissimi fratelli e amici, qui giunti e riuniti come operatori della Caritas diocesana: «dal vostro lavoro traggono beneficio molte persone bisognose e svantaggiate, che sopravvivono con tante sofferenze nelle periferie del mondo. Per svolgere bene questo tipo di servizio, bisogna unire alla competenza una particolare sensibilità umana». Il nostro pellegrinaggio a Roma ha, dunque, questo duplice scopo: preghiera e formazione.

Siamo venuti a Roma anche per onorare la memoria di san Paolo VI e pregare presso la tomba di questo Papa, che alla Caritas italiana ha dato una forma pastorale e indicato una pedagogia di carità. Ed ecco che si riprende l’antico detto medievale: nihil oratorium sine hospitio, non vi sia alcun luogo di preghiera che non abbia vicino quello dell’accoglienza. C’è, infatti, uno stretto legame tra l’accoglienza del povero e la preghiera. Credo sia più di una coincidenza il fatto che san Benedetto, subito dopo avere trattato dell’oratorio nel monastero, nella sua Regola abbia scritto: «si abbia la massima cura e sollecitudine per l’accoglienza dei poveri e dei pellegrini, poiché ancora di più in essi è accolto Cristo» (53, 15). Intendeva mostrare che proprio nella cura del povero si verifica l’amore per Cristo

In un discorso del 26 settembre 1973 rivolto ai rappresentanti delle Caritas diocesane giunte a Roma per il loro secondo Congresso Nazionale Paolo VI ne descrisse così l’opera: «Attraverso le vostre degne persone, si apre davanti a noi tutto un quadro magnifico di iniziative di carità intelligente, discreta, silenziosa, dimostrata – più che dalle cifre dei contributi erogati – dallo spirito evangelico che anima tali iniziative, e le rende, per l’amore che le ispira, altamente meritorie davanti a Dio e alla società».