Dar da bere agli assetati. Omelia nella Veglia missionaria 2016, Cattedrale di Albano 15 ottobre 2016

15-10-2016
Dar da bere agli assetati
Omelia nella Veglia Missionaria 2016

1. Ancora una volta, durante questo anno giubilare, abbiamo accolto l’annuncio e cantato il dono della misericordia. È Dio che ci fa misericordia! Nelle preghiere del Messale Romano troviamo abbinate queste due qualità di Dio: è misericors et miserator. Vuol dire che Egli non soltanto è misericordioso, ma pure che fa misericordia: la misericordia non è un concetto, né un affetto, ma un’azione. Per questa ragione noi dobbiamo sempre, insieme con la misericordia, parlare delle opere di misericordia; col sentire la misericordia, dobbiamo fare la misericordia.
Nel nostro incontro di preghiera, attuato in vista della Giornata Missionaria Mondiale che si celebrerà la prossima Domenica 23 ottobre, mi è stato domandato di proporre una riflessione sul dar da bere agli assetati. È una delle tradizionali opere di misericordia «corporale», come diciamo distinguendone alcune dalle altre, chiamate «spirituali». È una distinzione molto antica. Già Origene le apriva la strada con l’interpretazione allegorica delle opere elencate da Mt XXV: io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere…». Dei Padri latini sarà soprattutto Agostino a sviluppare un parallelismo tra le due forme di misericordia (cf. De moribus ecclesiae catholicae I, 27-28).
Dobbiamo, tuttavia, tenere presente che ogni opera «corporale» quando è compiuta da un discepolo di Gesù deve sempre essere pure un’opera di misericordia «spirituale» e viceversa. La distinzione classica fra le opere di misericordia spirituali e corporali noi dobbiamo sempre intenderla alla luce di un’espressione di J. Maritain, un filosofo cattolico francese, che negli anni ’30 del secolo appena trascorso intitolò così un suo libro, ch’è anche la sua opera più ampia e organica: distinguer pour unir, «distinguere per unire»: ossia distinguere non per allontanare e separare, ma per avvicinare e unire. È così che noi dobbiamo considerare le opere di misericordia.
 
2. Nelle settimane scorse qui ad Albano Laziale, prima all’inizio di Via del Nazareno e poi andando in su verso piazza san Paolo, per giorni e giorni dell’acqua potabile è uscita dai sanpietrini, sgorgando abbondantemente come da una sorgente e andando inevitabilmente perduta. In anni non tanto lontani, quando cioè non v’erano ancora le condutture che portavano l’acqua in ogni abitazione, uno spreco di tal genere sarebbe stato insopportabile. Oggi questo accade frequentemente.
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