Digiunare svuotando il sacco

Omelia nella Liturgia penitenziale con il personale della Curia Diocesana
06-03-2019

Il rito delle ceneri segna l’inizio del tempo di Quaresima; uno spazio di quaranta giorni che, per quanto ricco di evocazioni bibliche, ha per noi un senso principalmente a partire da Cristo.  Domenica prossima riascolteremo dal vangelo secondo Luca il racconto dei quaranta giorni di Gesù nel deserto: «pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame» (4, 1-2). È strano: di quei quaranta giorni nel deserto l’evangelista ci dice solo due cose: che Gesù fu tentato dal diavolo e che non mangiò nulla. Le due cose sono certamente collegate; diremmo, anzi, che fra loro c’è un rapporto come di causa ed effetto, perché il diavolo si avvicina a Gesù per tentarlo proprio quando, a motivo del digiuno, ha fame! È la fame a creare il terreno favorevole per l’azione del tentatore.
Gli psicologi ci fanno notare che la fame è un bisogno fisiologico che, però, produce in noi delle conseguenze psicologiche. Le chiamano pulsioni, una parola che contiene senz’altro l’idea di una «spinta». Ed ecco gli assalti successivi e insistenti del tentatore nei confronti di Gesù: prima la presentazione di pietre perché siano trasformate in pane; poi la tentazione del potere e quindi l’ultima tentazione. La stessa con cui il diavolo aveva iniziato con i progenitori: «il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio» (Gen 3, 5).