Discernimento come purificazione dello sguardo

Omelia nella festa di Santa Chiara di Assisi. Albano, monastero dell'Immacolata Concezione
11-08-2018

1. La presenza e la presidenza eucaristica del Vescovo nella festa di santa Chiara d’Assisi sono certamente un segno della comunione che la comunità monastica vive nella Chiesa di Albano, ma dicono pure la sua gratitudine al Signore per i frutti di bene che derivano da questa presenza antica e, al tempo stesso, fresca che profuma la vita ordinaria della Diocesi. Pace e bene a voi, carissime sorelle, e a tutti voi qui riuniti nella carità dell’unico Spirito, che c’incorpora in Cristo Signore a lode di Dio Padre.

Ho avuto modo di leggere quanto di consuetudine, per la solennità di santa Chiara, vi ha scritto fr. Michael Anthony Perry, Ministro generale ofm. In quella lettera ho gradito soprattutto il tema che ha scelto: il discernimento. Voi sapete che da molto tempo, ormai, questo tema è all’attenzione della Chiesa di Albano; sapete pure che il Papa Francesco ha individuato nel discernimento un compito davvero urgente per la vita della Chiesa, oggi. Si potrebbe pensare ch’egli sia influenzato dall’originaria spiritualità ignaziana; questo, però, non basta a spiegarne la necessità pastorale. Per capirlo dobbiamo arretrare alla bolla Humanae salutis, con la quale nel Natale del 1961 il Papa Giovanni XXIII indiceva il Concilio; dobbiamo scavare nell’enciclica Pacem in terris, che Papa Giovanni pubblicò pochi mesi prima della morte e dobbiamo, infine, trovarne i riflessi nel magistero del Vaticano II, che ha indicato come un dovere permanente del popolo di Dio quello di discernere i «segni dei tempi» (cf. Gaudium et Spes 4. 11).

Oggi, tuttavia, la realtà è alquanto mutata. Allora, ai «segni dei tempi» si guardava con atteggiamento alquanto ottimista: «fra tanta tenebrosa caligine – scriveva san Giovanni XXIII – scorgiamo indizi non pochi che sembrano offrire auspici di un’epoca migliore per la Chiesa e per l’umanità» (Humanae salutis, n. 4). Oggi, però, la situazione per molti aspetti decisamente mutata. Il discernimento spirituale, perciò, deve ancora includere quella classica discretio spirituum, che vuol dire accogliere quanto viene dallo spirito buono e rigettare ciò che, invece, giunge dallo spirito cattivo.