È la notte in cui viene lo Sposo

Veglia Pasquale 2018
31-03-2018
  1. La Parola pasqua giunge a noi dall’aramaico e dall’ebraico attraverso la lingua greca. Cosa esattamente significhi non è chiaro; con molta probabilità, in ogni caso, essa rimanda ad un cammino, ad un passare. Nel libro dell’Esodo leggiamo che, quando gli israeliti erano ancora in terra d’Egitto, così Mosè parlò a loro: «Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti; allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire […]. Quando i vostri figli vi chiederanno: “Che significato ha per voi questo rito?”, voi direte loro: “È il sacrificio della Pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l’Egitto e salvò le nostre case”» (12, 23-27). Questa è la «pasqua» del Signore, la pasqua fondamentale, la pasqua di base.

Da essa deriva un’altra «pasqua», che non è una pasqua diversa, ma è come l’effetto della prima ed è il passaggio degli uomini, a cominciare da quel passaggio la cui narrazione abbiamo udito in questa notte pasquale: «Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra» (Es 14, 21-22). Due «passaggi», dunque, ambedue di salvezza: il primo è opera esclusiva di Dio; il secondo coinvolge gli uomini facendoli passare dalla morte alla vita.

Ogni volta che facciamo «pasqua» dobbiamo avere presenti ambedue questi aspetti. L’uno e l’altro, infatti, si tengono anche nella Pasqua cristiana: «Cristo, la nostra Pasqua, è stato immolato» annuncia san Paolo (1Cor 5, 7). Questa è la nostra pasqua: il passaggio salvifico di Dio in mezzo a noi nel sangue del Signore Gesù sparso sulla Croce. È un sangue che ancora oggi ci segna, come in Egitto quello posto sugli stipiti delle case d’Israele. Ed è così che possiamo fare pasqua anche noi: è Cristo, infatti, la nostra Pasqua.

Egli è «colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza» (Melitone di Sardi, Sulla Pasqua 68). Questa fede, che ci giunge dai primissimi anni di vita della Chiesa, c’incoraggia a ripetere in questa Notte pasquale un inno di gratitudine, un canto di riconoscenza a Cristo Gesù: Ci hai redenti, Signore, con il tuo sangue, e hai fatto di noi un regno per il nostro Dio (cfr. Ap 5, 9-10).