Entrare nella Luce per diventare Luce

Omelia nel LXX del transito della Ven.le Serva di Dio Maria Chiara Damato
10-03-2018
  1. Un’introduzione all’atto penitenziale da recitare all’inizio della Santa Messa ci ricorda che il Signore Gesù “ci invita alla mensa della Parola e dell’Eucaristia”. Oggi, però, a invitarci non è stato soltanto il Signore. Lo hanno fatto anche le Sorelle Clarisse, chiamandoci a ricordare tutti insieme il 70º anniversario del transito al cielo della Venerabile Maria Chiara Damato. Per questo ci hanno inviato una lettera. È probabile che la contiguità alla casa dei Gesuiti della Specola Vaticana le abbia influenzate, perché in essa hanno fatto ricorso al linguaggio dell’astronomia ricordandoci l’esistenza delle stelle supernovae, cioè di quelle stelle che esplodendo lanciano più di tante altre un bagliore speciale, una grande luce. Hanno dunque paragonato la Venerabile Serva di Dio a una stella supernova.

Il richiamo alla luce ha una coincidenza col tema liturgico di questa quarta Domenica di Quaresima, chiamata laetare a motivo dell’invito alla gioia che la introduce: Rallegrati, Gerusalemme! L’annuncio vuole suscitare in noi la gioia per la vicinanza della festa pasquale. Questa Domenica è anche, in qualche maniera, “domenica della luce”. Nel ciclo liturgico dominante “dell’anno A”, infatti, è proclamato il vangelo della guarigione del cieco nato, mentre il Prefazio proclama: Nel mistero della sua incarnazione Egli si è fatto guida dell’uomo che camminava nelle tenebre per condurlo alla grande luce della fede.

Anche nel ciclo B di quest’anno liturgico troviamo il tema della luce. È implicito, anzitutto, nel richiamo di Gesù alla necessità che il Figlio dell’uomo sia innalzato, come il serpente innalzato da Mosè nel deserto (cfr Gv 3, 14) sicché, come spiegherà lo stesso evangelista, tutti “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (19, 37). Quando c’è troppa luce noi tendiamo a difendere la vista, a proteggere gli occhi. Il Vangelo, invece, ci dice di guardare alla luce, di volgere gli occhi a Cristo. Non dobbiamo proteggerci dalla luce, che è Cristo. È questa luce, al contrario, a proteggere noi.