Gesù e Zaccheo incontro d’amore

Omelia nell'Anniversario della Dedicazione della Basilica Cattedrale
27-09-2020
  1. Un’omelia medievale per la dedicazione di una chiesa comincia proprio con la parola di Gesù rivolta a Zaccheo, che abbiamo udito questa sera: Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. Questa parola gli giunse alle orecchie, risuonò nel suo cuore e si tradusse in opere. Disponiamoci perché la stessa Parola raggiunga anche noi questa sera, mentre celebriamo non la memoria di un santo o di una santa (per grandi che siano nella storia della Chiesa), ma una festa che ci ripropone le gioie di tutta la Chiesa: in hac totius Ecclesiae gaudia sunt nobis repraentata (cf. Absalon Sprinckirsbacensis, Sermo XXXIX. In dedicatione ecclesiae: PL 211,224-225). Celebriamo la memoria della dedicazione della nostra Cattedrale. È questa la casa dove Cristo, oggi, vuole fermarsi insieme con noi.

Mi soffermerò solo su alcuni aspetti del racconto evangelico, definito come «la quintessenza dell’intero vangelo» (F. Bovon). Il primo è il desiderio di Zaccheo di vedere Gesù. Magna voluntas, la chiamò sant’Agostino (Enarr. in Ps. CXXV, 11: PL 37, 1664). A ben vedere in principio non era proprio un desiderio; era, piuttosto, curiosità, ma questo può essere una buona via per il desiderio. Accade quando la curiosità non è fine a se stessa, ma è indirizzata al vero, al bello e al bene e a questi valori si apre. Zaccheo, oltretutto, non cercava qualcosa, ma cercava Qualcuno: «cercava di vedere chi era Gesù». Non era, dunque, un pettegolo che s’interessa delle faccende degli altri. Cercava la sua persona; cercava Lui e, quand’è così, può ben trattarsi di desiderio.