La gioia e la gelosia. Omelia nel pellegrinaggio giubilare del Vicariato di Albano, 23 aprile 2016

23-04-2016
1. La lettura continua del libro degli Atti degli Apostoli nella liturgia della Messa del tempo pasquale intende dirci che la vita della Chiesa è la fruttificazione di quel «chicco di grano» che, caduto in terra, era morto ma che adesso è divenuto tanti e tanti covoni di grano. Nella vita della Chiesa nata dalla Pasqua noi possiamo trovare la forma della nostra storia.
Nel racconto che oggi abbiamo ascoltato troviamo almeno due cose. La prima è certamente la gioia; tanta gioia. È l’Evangelii gaudium, diremmo. I pagani diventano credenti in gran numero, corrispondendo alla predicazione di Paolo e Barnaba. Dice il racconto: «i pagani si rallegravamo e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero» (13,48). Non si tratta di una forma di predestinazione, ma dell’individuazione del disegno di Dio rievocato con le parole di Isaia: è come una luce, che raggiunge tutte le genti. Quello che Paolo e Barnaba hanno fatto venti secoli fa, ha voluto poi farlo il Vaticano II. Ricordiamo le parole iniziali della costituzione sulla Chiesa: «Essendo Cristo la luce delle genti, questo santo Concilio, annunciando il Vangelo ad ogni creatura, desidera ardentemente illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa». Quello che hanno fatto Paolo e Barnaba e poi il Concilio, noi siamo chiamati a farlo oggi.
 
2. Non dobbiamo, però, dare tutto per scontato! Dopo la gioia del Vangelo, infatti, la seconda cosa che troviamo nel nostro racconto è la gelosia. Abbiamo letto, infatti: «quando videro quella moltitudine i Giudei furono ricolmi di gelosia …». Brutto demone, la gelosia! Shakespeare, di cui oggi si ricorda il quarto centenario della morte, nel suo Otello fa dire a Jago che la gelosia «è un mostro dagli occhi verdi che schernisce il cibo di cui si nutre» (atto III, scena III). San Giacomo nella sua lettera scrive che la gelosia è un’invidia amara, che diventa menzogna contro la verità (cfr 3, 14). Cosa fanno, allora, questi uomini gelosi? Anzitutto – abbiamo ascoltato – «con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo». È probabilmente da intendere che il contraddittorio consisteva nel bestemmiare il nome di Gesù. La gelosia, però, li spinge a servirsi delle mogli dei magistrati della città per raggiungere il loro scopo. Ed così che è suscitata la persecuzione contro i due evangelizzatori.
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