L’unico libro chiamato Gesù. Omelia per il Centenario delle Figlie di San Paolo, 23 gennaio 2016

23-01-2016
Quando giunge alla sua conclusione, il prossimo 5 febbraio, l’Anno centenario di fondazione, voi, carissime Figlie di San Paolo, avete voluto avviare, cominciando con questa Santa Messa, una serie d’iniziative anche qui in Albano, dove siete presenti oramai da molti decenni e, insieme con le altre quattro Congregazioni della famiglia paolina, testimoniate il carisma del Beato Giacomo Alberione. Con gioia questa Chiesa unisce la sua alla vostra voce nella lode al Signore e vi è grata per le feconde opere di bene delle quali una specialmente (penso all’Ospedale Regina Apostolorum) arricchisce il territorio dei «Castelli». Vi saluto con affetto grande e volentieri mi faccio voce riconoscente anche dei Vescovi miei predecessori, del clero diocesano e dei fedeli tutti che vi conoscono, vi stimano e vi vogliono bene. Siete, insieme con le tante altre famiglie religiose, maschili e femminili, presenti in Diocesi, un tesoro prezioso da custodire, valorizzare, aiutare a crescere.
Mi pare, carissime sorelle, che il distintivo che vi caratterizza e che voi portate sull’abito religioso sia il libro dei vangeli. Proprio su questo segno, allora, desidero portare l’attenzione mentre tutti ci lasciamo illuminare e sorreggere dalla Parola del Signore, insieme ascoltata ed accolta.
Nella racconto tratto dal libro di Neemia la presenza del «libro» è davvero centrale: Esdra lo porta in alto, lo apre in presenza di tutto il popolo e lo legge sulla piazza; i leviti, intanto, ne spiegano il senso ai presenti. Anche nel racconto del Vangelo c’è un libro, il rotolo del profeta Isaia. Il brano è ben conosciuto; oltretutto è un punto fermo nella liturgia della Messa del Crisma. Possiamo, allora, indugiare su alcuni particolari esteriori solo apparentemente.
Gesù prende l’iniziativa della lettura. Difatti egli si alza a leggere e cerca da sé il passo che gli interessa; dopo la citazione di alcuni brani – tratti dal profeta Isaia – l’evangelista proietta come da una pellicola cinematografica al rallentatore, quasi a volere sottolinearli uno ad uno, i gesti di Gesù: «riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette […] cominciò a dire».
A volere scendere nel dettaglio, noteremo che il racconto propriamente non dice che Gesù abbia letto, ma ci riporta il contenuto del testo profetico da lui scelto. Che lo abbia letto è doveroso e sensato supporlo, ma significativo vedere che le labbra di Gesù si aprono per dire: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Gli occhi sono tutti su di lui e l’attesa è al massimo. Anche noi, adesso, siamo in tensione.
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