Nell’Eucaristia, con carne e sangue

Omelia nella solennità del SS.mo Corpo e Sangue del Signore 2018
31-05-2018
  1. Celebriamo oggi, nella data tradizionale del calendario liturgico, la solennità del SS.mo Corpo e Sangue del Signore. In questo appuntamento annuale noi compiamo anche un atto pubblico di adorazione a Gesù Crocifisso e Risorto presente nel segno eucaristico. Sarà un atto pubblico, la processione che seguirà una volta terminata la Messa, e sarà atto pubblico non perché sarà partecipato da tutta la Città, di cui attraverseremo alcune vie, ma perché noi lo poniamo in pubblico, ossia sotto gli occhi di tutti.

Cammineremo pregando e cantando e in tanti ci guarderanno: alcuni si uniranno alla nostra preghiera, altri guarderanno curiosi, molti altri rimanendo indifferenti… Sotto questi molti occhi noi daremo la nostra testimonianza di fede. Lo faremo con dignità e semplicità, anche se prevediamo reazioni diverse. In fondo è stato sempre così. San Tommaso, il cantore di questa liturgia, ha lasciato scritto nella sequenza Lauda Sion: «sumunt boni, sumunt mali… quam sit dispar exitus…». Almeno noi cerchiamo di stare fra i buoni! Ora, però, concentriamo la nostra attenzione sul racconto del Vangelo che abbiamo ascoltato (cfr Mc 14, 12-16. 22-26).

La prima parte è concentrata sulla questione del «dove» Gesù ha celebrato la Pasqua. «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu mangi la Pasqua?», gli domandano i discepoli, La risposta di Gesù è un po’ enigmatica: seguendo un uomo con una brocca d’acqua si arriverà ad una stanza posta in un piano superiore… Ed è così che ancora oggi, quando ci rechiamo pellegrini nella Terra Santa andiamo a vedere quella stanza. Oggi, però, vediamo di fare dell’altro. Consideriamo, magari, qualche altra delle classiche «circostanze» di quella Pasqua. Ad esempio il «quando», visto che – come ci provoca il Papa – «il tempo è superiore allo spazio». Effettivamente, il «quando» Gesù ha celebrato la sua Pasqua mi pare sia più importante del «dove» lo abbia fatto.