Omelia del Vescovo in occasione della festa della Presentazione del Signore, 2 febbraio 2009

02-02-2009

1. 'Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore' (Lc 2,22). Questo brano del Vangelo dà il titolo all'odierna festività. Essa ci presenta insieme (ma si potrebbe disgiungere una madre dal suo figlio?) il Signore Gesù e la Vergine Maria. Lumen in candela Christum de Virgine natum designat, predicava un vescovo medievale (cf. Ildeberto di Lavardin, Sermo II in festo Purificationis Beatae Mariae: PL 171, 612). La luce, che brilla sulla candela è segno di Cristo nato dalla Vergine. La cera ch'è frutto delle api, continua poi l'antico autore che ho appena citato, ci rimanda alla verginità di Maria.

 

Gli antichi, infatti, erano convinti che le api per moltiplicarsi non avessero bisogno di accoppiarsi, né di partorire perché traevano i loro piccoli dal miele, o dal polline dei fiori. I Padri della Chiesa condividevano queste opinioni. Ecco, allora, che sant'Ambrogio paragonava la verginità alle api ed esortava le vergini a imitarle: 'Quanto vorrei, figlia, che tu imitassi questa piccola ape, che si ciba di fiori, che raccoglie la prole con la bocca' Questa tu devi imitare, figlia. Le tue parole non stendano nessun velo d'inganno, non abbiano alcun involucro di falsità'' (De Virginibus I,8,401: PL 16, 200). San Massimo di Torino, a sua volta, applicava la simbologia delle api ai sacerdoti 'perché, come l'ape, dai fiori delle Scritture divine producono dolce miele e con l'arte della loro bocca preparano l'occorrente per la cura delle anime' (Homilia CXII: PL 57, 515).

 

Torniamo, però, al nostro vescovo medievale che, dopo avere accennato al senso allegorico conclude: così, dunque, anche voi, come oggi materialmente portate il cereo acceso, così spiritualmente portate Cristo. È quanto ci ripetono in molti modi i testi liturgici che oggi orientano, guidano e danno voce alla nostra preghiera. Cristo è luce e 'non c'è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo'. Sono ' queste ultime ' parole pronunciate dal Papa durante l'Omelia della scorsa solennità dell'Epifania. Aggiungeva, poi: 'nei credenti in Cristo non viene mai meno la speranza, anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica che travaglia l'umanità, davanti all'odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all'egoismo e alla pretesa dell'uomo di ergersi come dio di se stesso'

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