OMELIA DEL VESCOVO nella Festa di Santa Maria della Rotonda

03-08-2008

OMELIA PER LA FESTA DI SANTA MARIA 'DELLA ROTONDA'

 

Sir 24, 17-21

Ef 2,4-10

Lc 1,39-55

 

1. Per aiutare la risonanza della Parola di Dio nel nostro animo e nel nostro cuore in questa Omelia mi soffermerò in particolare su di una espressione contenuta nella prima lettura che è stata proclamata. Essa è tratta dal libro del Siracide. Il titolo di questo libro della Bibbia ' scritto circa due secoli prima di Cristo, è legato al fatto che il suo autore ' come si desume dal medesimo testo biblico ' era discendente di un certo Sirac, un personaggio a noi ignoto. Il nome di quest'uomo era Gesù. Nella tradizione latina invalse l'uso di chiamare questo libro Ecclesiastico, ossia 'libro della Chiesa'. Il testo, poi, che abbiamo ascoltato, è stato desunto da uno dei suoi capitoli più belli e celebri. Lo riepilogo brevemente: si tratta di una personificazione della Sapienza; essa stessa, anzi, si presenta alla maniera di una donna che decanta la sua bellezza e, soprattutto, proclama il suo legame con Dio, cui è congiunta come la parola da colui che parla. I primi versetti del capitolo 24 sembrano un racconto della creazione del mondo.

 

Il legame della Sapienza con Dio, però, non come è un cerchio chiuso, non è un legame egoista. No, perché Dio dà alla Sapienza un ordine: 'Metti tenda in Giacobbe' (v. 8). È come uno squillo di tromba, che a noi cristiani risuona come un annuncio del mistero dell'Incarnazione. È l'evento centrale della nostra storia. Il Verbo eterno di Dio ' al di Maria - venne ad abitare fra noi, pose la propria tenda in mezzo a noi (cf. Gv 1,14).

 

Questo arrivo è come una manna dal cielo, una benedizione che feconda la terra e la trasforma rendendola simile a al paradiso terrestre. Il brano che abbiamo ascoltato ricorda la vite e i fiori, ma nei versetti precedenti sono ricordate piante più belle e famose della flora palestinese: i cedri, i cipressi, le palme, le rose, gli ulivi e i platani' E poi sono menzionati i profumi più fragranti dell'Oriente, soprattutto quelli che nel Tempio di Gerusalemme saranno sparsi a gloria di Dio nell'esercizio del culto divino. Profumo, fecondità, fragranza' è un clima di bellezza che si conclude con un implicito invito: 'il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi vale più del favo di miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete' (v. 21). È quasi un presentire l'annuncio della Chiesa: 'Beati gli invitati alla mensa del Signore'. Si narra che san Bernardo meditando su queste parole abbia scritto il famoso inno Jesu dulcis memoria, che nei suoi primi versetti canta difatti: 'O Gesù, ricordo di dolcezza, che dona al cuore le vere gioie; ancora più dolce del miele di ogni dolcezza, però, dolcezza è la sua stessa presenza'.

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