OMELIA DEL VESCOVO per la Solennità di San Pancrazio Martire

Patrono della Diocesi di Albano
12-05-2008

1. Torna l'annuale celebrazione del giovane martire San Pancrazio, che la Città e Diocesi di Albano onorano come loro principale patrono. Per questo la nostra liturgia assume oggi una speciale solennità. I nostri animi, intanto, sentono ancora il calore della grande festa di Pentecoste, celebrata ieri e ci chiediamo: 'Chi, se non lo Spirito Santo, può avere dato ad un giovinetto ' qual era il nostro Santo, quando gli fu chiesto di dare pubblica ragione della speranza che viveva in lui (cf. 1Pt 3, 15) ' il dono della fortezza?'.

Ma cosa, adesso, intendiamo con 'fortezza'? Non di sicuro la volontà di potenza, che governa gli istinti di prevaricazione e di dominio. No! Parliamo, piuttosto del dono spirituale della fortezza, che nella dottrina cattolica è indicata quale terza virtù cardinale; una di quelle, cioè, che costituiscono i cardini di una vita virtuosa. Non si tratta, dunque, di mettere in campo la forza dei muscoli, quanto piuttosto la passione per la verità e l'amore per il bene. E difatti la dottrina cattolica definisce la fortezza come 'la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene' rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa' (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1808; cf. Compendio n. 382). Solo per questa grazia interiore l'adolescente Pancrazio divenne capace di lottare contro le suggestioni di una vita ricca e felice, ma lontana dall'amore di Cristo.

In un antico Inno composto la Chiesa elogia il martire perché, ritenendo momentanei i beni del mondo e rinunciando alle nocive lusinghe, egli ha ottenuto i beni eterni (Inno Deus tuorum militum). Nella concezione cristiana della fortezza, infatti, è sempre inclusa non soltanto l'accettazione perfino della morte per la realizzazione di un bene radicale, ma anche la speranza nella vittoria. Senza questa speranza la fortezza è impossibile; da essa, anzi, trae continuamente alimento e ciò soprattutto quando si tratta della speranza nella vita eterna. 'Senza dubbio una morte senza speranza è più temibile e più grave che morire nella speranza della vita eterna' (J. Pieper).

 

2. Risuonano ancora le parole proclamate poco fa dal libro della Sapienza: 'Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità' (Sap 3,4). In questo brano appare per la prima volta nell'Antico Testamento la parola 'immortalità'; esso. Poi, diventa un punto di riferimento per la teologia cristiana del martirio. 'Nessuno di voi pensi alla morte, ma all'immortalità ' esorterà San Cipriano, che morirà martire anch'egli nel 258 -; non alla sofferenza passeggera, ma alla gloria senza fine' Se dunque pensate al fatto che giudicherete e regnerete con Cristo Signore, dovete per forza esultare e calpestare gli attuali supplizi con la gioia dei beni futuri' (Lettere 6,2). ...

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