Omelia Giubileo delle Aggregazioni Laicali

10-06-2000

OMELIA

Giubileo delle Aggregazioni Laicali

 

1. “”Chi ha sete venga a me e beva...”” (Gv 7, 37). Le parole di Gesù sono chiaramente l'annuncio di una particolare effusione dello Spirito che, nella prospettiva del quarto Evangelista, avverrà nell'Ora della morte e della risurrezione di Gesù. In particolare, esse ci rimandano alla scena del costato percosso del Crocifisso; donde, con potente fiotto salvifico, scaturisce acqua mescolata a sangue. Questa, a sua volta, prefigura l'effusione dello Spirito, il Dono sen­za misura, che perdura oltre la morte del Signore e che adesso inonda pure noi, qui radunati per celebrare la santa Eucaristia.

Il nostro convenire nella vigilia della Pentecoste, somiglia, fratelli e sorelle, ad un grande accorrere a Cristo Signore, la “”fonte dell'acqua viva””, ed è quasi un collocarci sotto la benefica pioggia spirituale, che “”lava ciò che è sporco e bagna ciò che è arido””.

Perché - ci chiediamo - l'acqua è un segno del dono dello Spirito? Che cosa vuoI dire che la sua grazia ci raggiunge come la pioggia? In una delle sue Catechesi battesimali S. Cirillo di Gerusalemme ha dato questa risposta: “”La pioggia scende dal cielo come una sola forma, ma pro­duce forme diverse. Una sola sorgente, infatti, irriga tutto un giardino e una sola specie di acqua cade in tutto il mondo. Essa, però, diventa bianca nel giglio, rossa nella rosa, purpurea nelle viole e nei giacinti, in altre svariate forme nelle diverse specie di piante, in una forma nella palma e in un'altra nella vite. È tutto per tutte le cose ed è sempre acqua non diversa da quella di prima... Così lo Spirito santo, uno, semplice e indivisibile, distribuisce a ognuno la sua grazia come vuole””.

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