Omelia nel mercoledì delle Ceneri, 21 febbraio 2007

QUARESIMA, TEMPO DI GUARIGIONE
21-02-2007

1. È un tempo austero, quello che oggi comincia: è la Santa Quaresima. La liturgia che stiamo celebrando ne porta alcuni segni. Uno di questi è il colore violaceo, che vorrebbe esprimere un richiamo alla conversione e pure, vorrei aggiungere, a quel senso di pudore e di riserbo richiamato dalla parola di Gesù: 'Il Padre tuo, che vede nel segreto'' (Mt 6, 4; 6, 18).

 

Soffermiamoci, anzi, su questa parola. Dio è 'nel segreto', è il Deus absconditus (cf. Is 45, 15). Per quanto possa sembrare assurdo ad una logica umana, il Dio della 'gloria' (ebr. kabod; gr. doxa), ossia il Dio irradiante che si manifesta in tutto il suo splendore, è pure il Dio che si contrae e che rimpicciolisce nel nascondimento. Lo ha fatto nel grembo della Vergine, nel mistero della sua Incarnazione e lo farà sino ad abbassarsi nella morte di Croce. Il nascondimento è veramente lo spazio di Dio, come lo è la sua rivelazione.

 

Dio è pure il vedente nel segreto. Egli vede in abscondito. Se, dunque, vogliamo essere veduti dal Padre dobbiamo vivere anche noi nel nascondimento e nel silenzio. Ancora come Maria, nel cui umile grembo, direbbe San Bernardo, l'immensus abbreviatus est: l'Immenso si è rimpicciolito (In festo Annunt. III, 8). Gli uomini ci vedono se ci mettiamo in evidenza; Dio ci guarda se siamo in abscondito. Per questo, come ha scritto un autore spirituale riformato, 'un giorno verrà alla luce chi pregava nel segreto, anche se si trattava solo di singhiozzi. Anche coloro che a mala pena osano chiamare Dio loro Padre, non incontreranno un Dio sconosciuto, perché questo Dio sarà lo stesso Dio che avevano incontrato nella loro cameretta' (F. BAKKER, Praying Always, Edimburgh 1984, p. 11).

 

Un altro segno di austerità è la cessazione del canto dell'Alleluia. La Chiesa quasi lo ripone come una cosa preziosa nello scrigno della sua memoria per riprenderlo poi nella Veglia Pasquale. Nella liturgia di questo giorno e della Quaresima in genere c'è, infine, il segno della ripetizione della parola 'peccato'. Il salmo 50, che abbiamo appena recitato, ne è un esempio: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato. Così noi riconosciamo la nostra colpa e invochiamo la misericordia del Signore.

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