Omelia nella Cappella Maggiore del Pontificio Seminario Regionale Teologico di Molfetta

14-04-1999

OMELIA

NELLA CAPPELLA MAGGIORE DEL PONTIFICIO SEMINARIO REGIONALE TEOLOGICO DI MOLFETTA PER IL CONFERIMENTO DEI MINISTERI DEL LETTORE E DELL'ACCOLITO

 

La quarta domenica di quaresima è una domenica di luce, quasi un anticipo dello splendore del Signore risorto. Questa luce ci sollecita ad aprire gli occhi dalla sonnolenza e dal torpore: 'Svegliati tu che dormi e Cristo ti illuminerà'; è un grido che vuole quasi riportarci a quel momento di grazia - la grazia battesimale -, che ci ha generato alla luce dell'esistenza cristiana. L'apostolo san Paolo ci esorta a mettere da parte le opere infruttuose delle tenebre, per compiere finalmente le opere della luce.

Non da soli, di sicuro, perché se ci rifugiamo nell'egoismo dei nostri isolamenti riusciremo a dare alla nostra vita al massimo un senso di grigiore. Con Cristo Gesù, però, ossia con Lui che è Luce che libera dalle tenebre e dà la vita (cf Gv 8, 12) noi possiamo essere nella luce, essere luce: 'Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore' (Ef 5, 8). Gesù vuole essere 'luce' insieme con noi: 'Finché è giorno noi dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha inviato' (Gv 9, 4). Tutti noi, suoi discepoli, siamo inclusi nella missione che il Padre ha affidato al suo Figlio; noi, chiamati ad essere i suoi testimoni sino alla fine del mondo, noi, la cui vicenda è racchiusa nella storia del cieconato, narrataci oggi dalla pagina del quarto vangelo.

 

 

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