Omelia nella celebrazione eucaristica del Rito di Ammissione fra i candidati al ministero sacro di Kenneth Meneses e Valerio Messina, 10 aprile 2012

10-04-2012

Maria di Magdala è la protagonista del racconto evangelico, scelto dalla Liturgia per questo martedì nell'ottava di Pasqua. È la donna di cui l'evangelista Luca scrive che, avendo sperimentato la forza liberatrice di Gesù, era divenuta sua discepola (cfr Lc 8,2). Di lei sappiamo pure che era stata sotto la croce ed aveva assistito alla sepoltura di Gesù (cfr Mt 27,56; Mc 15,47). La ritroviamo ora come donna alla ricerca di Gesù.

Ella cerca e piange; pare, anzi, che sulle sue lacrime il quarto evangelista abbia voluto insistere particolarmente. Per quattro volte, infatti, ci giunge l'eco dei suoi singhiozzi. Maria è colma di mestizia sia perché il suo Maestro le è stato tolto dalla morte, sia perché il suo corpo è stato - come ella crede ' portato via, né ella sa dove sia stato deposto. In una sua catechesi battesimale San Cirillo di Gerusalemme ha parole di delicato rimprovero per questo suo pianto. Maria era giunta al sepolcro con gli occhi in lacrime; per Gesù risorto avrebbe, invece, dovuto gioire e danzare (cfr Catechesi Battesimale XIV,12).

Insieme con Gregorio Magno (cfr Omelie sui Vangeli II, 25,2), Cirillo è uno dei due padri della Chiesa che hanno riletto l'odierno brano del Vangelo alla luce del Cantico dei Cantici, al passo dove la Sposa dice: «Ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato' Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia. L'ho cercato, ma non l'ho trovato. Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: 'Avete visto l'amore dell'anima mia?'. Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amore dell'anima mia. Lo strinsi forte e non lo lascerò» (3,1-4)!

 

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