Omelia nella dedicazione della Chiesa Parrocchiale San Giuseppe Sposo di Maria Vergine in Albano ‘ Pavona, 19 marzo 2014

19-03-2014

La solennità di San Giuseppe interviene come una sosta gioiosa nel cammino quaresimale. Non si tratta, sotto il profilo liturgico, di una festa antichissima. Essa, però, è divenuta subito molto cara al popolo cristiano. Sono cinque, le parrocchie della nostra Diocesi dedicate allo Sposo di Maria, che l'eterno Padre ha scelto per essere come la sua ombra accanto al Figlio nato dalla Vergine. Una di queste, nella gioia comune è oggi dedicata al Signore, perché sia casa di preghiera dove i fedeli si riuniscono per invocare il suo Nome, essere nutriti dalla sua Parola e vivere dei suoi Sacramenti (cf. Preghiera di dedicazione).

Uno dei verbi più ricorrenti per descrivere la missione affidata da Dio a San Giuseppe è «custodire». Esso significa una molteplicità di atti che, compiuti in rapporto alle persone, vanno dal proteggere al difendere, dall'assistere all'educare, al sostenere la crescita. Ed è proprio quello che Giuseppe ha fatto per la sua Sposa e per il Figlio che da lei è stato generato, Gesù. Consideriamo, allora, Giuseppe nel mistero della fuga in Egitto, poiché in questo racconto egli fa davvero da protagonista. È lui che, avvertito in sogno dall'angelo del Signore, si alza nella notte, prende il bambino e sua madre e si rifugia in Egitto (cf. Mt 2,14). Umanamente, è la storia di un perseguitato politico, che fugge portando con sé la sua famiglia. Nella storia della fede è un uomo, che si avventura nella notte dando fiducia ai sogni di Dio.

Giuseppe non se ne sta fermo, ancora imbambolato per il sonno e neppure bloccato dalla paura. Avrebbe, certo, potuto dire: è stato un incubo! Egli, però, sa per esperienza che Dio ama insinuarsi nei suoi sogni per farsi sentire vicino e dargli coraggio. Chissà, forse avrà pregato così: «Mi invadono timore e tremore e mi ricopre lo sgomento. Dico: 'Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare riposo? Ecco, errando, fuggirei lontano, abiterei nel deserto. In fretta raggiungerei un riparo dalla furia del vento, dalla bufera'» (Sal 55, 6-9). È la storia della fede, che oggi la Chiesa ci fa rievocare nell'Officium Lectionis quando sottopone alla nostra meditazione il brano dalla lettera agli Ebrei dove si narra di Abramo, che «partì senza sapere dove andava» (Ebr 11,8). È pure la storia della fede di Maria, che fu tutta un peregrinare (cf. Lumen gentium 58). Uguale è la storia di Giuseppe.

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