Omelia nella Solennità di San Pancrazio Martire, 12 maggio 2009

12-05-2009

Un'antifona medievale, onorando in San Pancrazio il martire che come un agnello ancora giovane segue l'Agnello Pasquale, gli rivolge questa preghiera: 'aggregaci, segnati dal tuo patrocinio e sostenuti dalla tua intercessione, nel gregge dei discepoli del Signore' (cf. C. Blume, G.M. Dreves, Analecta Hymnica Medii Aevi, Leipzig 1898, 106). Quest'antica preghiera vogliamo rivolgerla oggi anche noi, oggi qui raccolti per onorare il Patrono della Città e Diocesi di Albano. Nel saluto che rinnovo per tutti voi, inserisco una speciale menzione per S. E. Siluan, Vescovo della Diocesi Ortodossa Romena d'Italia che oggi è con noi insieme con il Presbitero Razvan. Saluto con affetto anche il Rev.do Dom Thomas Georgeon, che ieri mattina è stato eletto nuovo Abate dell'Abbazia di Nostra Signora del Santissimo Sacramento alle Frattocchie e al quale io stesso avrò la gioia di dare la benedizione abbaziale nella prossima solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Mi rivolgo poi con cordiale ossequio alle Autorità civili e militari che sono qui presenti: è un saluto colmo di attenzione verso i compiti che sono loro affidati. Per quanto, infatti, le finalità della Chiesa e quelle dello Stato siano di ordine diverso, l'una e l'altro, tuttavia agiscono a beneficio dello stesso uomo, figlio di Dio. In questo comune servizio dell'uomo vogliate sentirmi vostro amico e fratello. Saluto infine con amicizia la Delegazione dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro della Diocesi di Albano, guidata dal carissimo Dr. Saverio Petrillo, Direttore delle Ville Pontificie. La vostra gradita presenza ci ricorda pure la missione che in questi giorni il nostro Santo Padre, il Papa Benedetto XVI sta svolgendo nella Terra Santa. Stamane, poi, egli si è recato nel 'Cenacolo'.

Insieme con San Pancrazio anche noi vogliamo essere nel gregge di Gesù. Questo significa saperci amati e custoditi dal Buon Pastore, che dà la propria vita per le pecore' (cf. Gv 10,11). Soltanto da questa esperienza può svilupparsi un'autentica vita cristiana, forte al punto da farci resistere alle avversità e superarle, perfino. Noi cristiani, difatti, non siamo gente di una razza diversa; non siamo esenti dalle umane debolezze sì da potere guardare agli altri con occhio di sprezzante superiorità' Deve esserci, tuttavia, stato un 'qualcosa' che ha spinto San Pancrazio a imitare Gesù sino al dono della vita.

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