Omelia nella Veglia di Pentecoste. Parrocchia Gesù Divino Operaio, 26 maggio 2012

26-05-2012

1. Ascoltando il dialogo introduttivo di questa Veglia di Pentecoste , al momento della accensione e benedizione del fuoco, ho ricordato un'invocazione allo Spirito Santo composta per la novena di Pentecoste del 1942 da Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, 1891-1942). Poche settimane dopo, il 2 agosto ella sarà prelevata dal Carmelo di Echt e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove il 9 agosto varcò la soglia della camera a gas. Il testo in forma poetica è formato da una serie di sette «stanze», introdotte dalla domanda: «Chi sei, dolce luce'?» (Wer bist Du, süßes Licht'?).

Procedendo con tutta una serie di riferimenti biblici, Edith interrogava di volta in volta: «Sei forse il raggio che guizza giù dal trono del Giudice eterno, penetrando come il ladro nella notte dell'anima che misconosceva se stessa'? Sei forse la pienezza dello Spirito e della forza con cui l'Agnello sciolse i sigilli dell'eterno decreto divino Dio'?... Sei tu il dolce canto dell'amore che eternamente risuona attorno al trono della Trinità'?».

Il susseguirsi di queste domande, alquanto simili al succedersi degli interrogativi che poco fa abbiamo ascoltato («Sei veramente come una colomba' Sei veramente come il vento?... Sei veramente come la notte?... Sei veramente come il fuoco?....») hanno fatto tornare alla mia memoria il titolo di uno studio pubblicato nel 1964 da un grande teologo (H. U. v. Balthasar) co questo titolo: «Lo Spirito Santo: lo sconosciuto oltre il Verbo». Come possiamo intenderlo?

 

2. Che lo Spirito sia sconosciuto vuol dire che Egli ha in sé davvero qualcosa di segreto, di profondo, d'insondabile. Per questo piuttosto che «chiamarlo», noi possiamo meglio «invocarlo». Vieni! ' difatti - è la supplica più ripetuta nella liturgia della Pentecoste. Questa sorta d'inafferrabilità dello Spirito ' sicché mai possiamo appropriarcene ed Egli è sempre «oltre» noi stessi ' è evocata da Gesù quando a Nicodemo dice: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3, 8). In effetti, le immagini cui ricorre la Sacra Scrittura per alludere allo Spirito sono sempre immagini di movimento: lo Spirito è come un alitosoffiò e disse loro: 'Ricevete lo Spirito Santo'»: Gv 20, 22); è come il fuoco che arde, come acqua che scorre (acqua viva), come colomba che aleggia, come lingue di fuoco, o lampi che guizzano sugli apostoli nel cenacolo (cfr At 2, 3)' Tutte queste immagini tanto dinamiche ci avvertono che lo Spirito non è nella stagnazione, ma nel movimento, nella vita, nella crescita. La sua invisibilità, per cui mai si «vede» lo Spirito ' come, invece, poté essere vista e palpata l'umanità santa di Gesù (cfr 1 Gv 1, 1) ' ma se ne possono avere degli indizi e scoprirne la presenza dagli effetti che lascia, dalla scia di luce che rimane quando lo Spirito è passato.
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