Omelia nell’ordinazione diaconale di Domenico Carenza

30-10-2004

OMELIA

nell'ordinazione diaconale di Domenico Carenza

 

Zaccheo cercava di vedere Gesù. Gesù alzò lo sguardo e lo chiamò. In queste due brevissime espressioni, che sono nel cuore del racconto evangelico proclamato questa sera e nell'incrocio rapidissimo, fulmineo di due sguardi cui esso allude, sono racchiuse la storia di una ricerca e la storia di una vocazione.

 

La storia di una ricerca, che sebbene attraverso vie contorte, impreviste e perfino ridicole trova finalmente la sua meta! Non la trova di sicuro a motivo della bravura di Zaccheo, o della sua abilità. Ci sono, infatti, almeno due impedimenti che non gli permettono di trovare Gesù: uno gli è esterno ed è 'la folla'; l'altro, invece, gli è interiore poiché coincide con la sua stessa natura: 'era piccolo'. Questo limite fisico potrebbe essere letto pure come segno di una particolare dimensione spirituale: i nostri limiti, le nostre debolezze, le nostre fragilità, le nostre incoerenze, le nostre infedeltà, le nostre piccinerie' L'ostacolo della 'folla', poi, si potrebbe intendere come espressione di tutti quei pregiudizi, quei rispetti umani, quelle indulgenze alle mode, quel senso di conformismo che tante volte ci prendono ed ai quali indulgiamo e che fanno del nostro esercizio di cristianesimo una passerella, un'esibizione, una forma d'interesse privato in atti pubblici. La 'folla' è una barriera fra noi e Gesù anche quando è la massa nella quale riusciamo ad omologarci, dove camuffare la nostra identità e prendere l'anonimato.

 

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