Omelia per il 40° di ordinazione episcopale di mons. Dante Bernini, 10 dicembre 2011

10-12-2011

Sir 48,1-4.9-11
Mt 17, 10-13

 

1. La figura di Elia primeggia, oggi, nella scena disegnata dalla proclamazione della Parola di Dio. Siamo nel cuore del tempo dell'Avvento ed egli ci è stato presentato come il profeta dei tempi futuri, «per placare l'ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe» (Sir 48, 10). In tempi problematici come i nostri, in una Nazione descritta dal recente 45° Rapporto Censis come fragile e demotivata, afflitta da «un sentimento di stanchezza collettiva e di inerte fatalismo», dove cresce il numero di giovani che paiono come avere staccato la spina nella caduta di ogni fiducia per un futuro migliore, sentiamo davvero il bisogno di motivi di speranza. Il Siracide sembra concentrare l'opera dell'Elia veniente nella ricostruzione dei vincoli generazionali e nell'instaurazione di un'identità sociale («ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe»). Sono valori importanti anche per noi, oggi.

Pure la Chiesa, però, oggi non è esente da stanchezze e paure, che inducono a ripiegamenti e a strane nostalgie. C'è, allora, anche qui bisogno di una ripresa di speranza, di quella Speranza «grande» di cui ha scritto il nostro Papa Benedetto nella sua lettera enciclica. «Tu sei stato assunto in un turbine di fuoco», abbiamo udito dire di Elia. Proprio riferendosi a questo evento, sant'Ambrogio richiamerà alla Chiesa il suo destino escatologico. «Sarà rapita più in alto di Elia' Questa è la speranza della Chiesa. Senza dubbio essa sarà rapita, sarà assunta e trasportata in cielo. Ecco: Elia è stato rapito in un carro di fuoco, e così sarà rapita la Chiesa». Dice, infatti, San Paolo: «Saremo rapiti tra le nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo col Signore» (Exp. Ev. sec. Lucam II, 88: PL 15, 1585; cfr 1Tess 4, 17).

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