Omelia per la dedicazione dell’altare santuario di san Cosimo alla macchia

06-05-2001

OMELIA PER LA DEDICAZIONE DELL'ALTARE

SANTUARIO DI SAN COSIMO ALLA MACCHIA

1. La memoria di quanto avvenne il 5 maggio 1901 è incisa nell'epigrafe di marmo murata sulla parete di questo Santuario. Ricorda che il vescovo di Oria Teodosio Maria Gargiulo, dopo avere condotto a termine l'opera iniziata dal predecessore Mons. Tommaso Montefusco, consacrò solennemente quest'edificio sacro, ricostruito in forme più ampie e decorose su quello stesso luogo dove, sin dall'antichità medievale, le nostre popolazioni hanno sempre venerato i santi martiri Cosimo e Damiano, e ne fissò la celebrazione annuale per la quarta domenica di Pasqua. Oggi, dunque, ad un secolo esatto di distanza, siamo qui per ricordare il centenario della dedicazione di questa chiesa; al tempo stesso, però, ci disponiamo a dedicare solennemente il nuovo altare. Nei tempi avvenire esso sarà il ricordo del Grande Giubileo del 2000, così come la grande statua del Redentore posta sulla sommità della chiesa rimane quale memoria del secolare omaggio voluto dal papa Leone XIII a Cristo 'via, verità e vita'. A Lui sempre noi dobbiamo volgere lo sguardo poiché, come ci ricorda Giovanni Paolo II, in ogni epoca della storia la Chiesa ha il compito di riflettere la luce di Cristo e di farne risplendere il volto davanti alle nuove generazioni (cfr. NMI, 16).

2. L'altare è segno di Cristo. Guardiamolo, allora. Per natura è una pietra. Il segno ci avverte che Cristo è la pietra viva, attorno a cui noi cresciamo come tempio santo; la pietra fondamentale, su cui è possibile costruire una casa che non crolla, la roccia da cui scaturisce per noi ' come già al popolo ebreo nel deserto - una sorgente d'acqua zampillante per la vita eterna. Guardiamolo ancora, quest'altare. Per forma, è una mensa perché su di essa s'imbandisca per i credenti il pane della vita e si prepari il convito della comunione e della gioia. Per collocazione, infine, l'altare è in alto, nel luogo più eminente di questa chiesa, perché è destinato ad essere il 'centro della nostra lode e del comune rendimento di grazie'.

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