Omelia per la Messa Crismale

12-04-2001

OMELIA NELLA MESSA CRISMALE

Oria, Basilica Cattedrale - 12 aprile 2001

 

Eccoci di nuovo, fratelli, al mattino del Giovedì Santo 2001, per celebrare insieme la Messa Crismale. Fra tutte, questa liturgia ha un carattere davvero unico. Ogni altra celebrazione, infatti, dappertutto nella Chiesa di Oria, adesso è sospesa mentre qui, nella nostra Cattedrale, accade la manifestazione dell'unica e santa Chiesa del Signore: la medesima assemblea di fedeli, un'unica Eucaristia, una stessa preghiera, un solo altare cui presiede il Vescovo col suo presbiterio e i ministri (cfr. Sacrosanctum Concilium, 41)

 

Non sembri retorica ripetere il Salmo 133, che celebra la gioia della comunione fraterna, sperimentata e vissuta nel cuore del Santuario: è una benedizione che scende dal cielo, quasi rugiada fecondatrice, come olio profumato che dal capo fluisce sulla barba, sulla barba di Aronne e poi giù, sino allo scollo della sua veste. Il verbo 'scendere', in questo breve salmo ritorna per ben tre volte, quasi una leggera carezza di Dio, che c'incoraggia alla comunione e alla carità. I Padri della Chiesa non hanno esitato a spiegare che quest'effusione d'unguento è il dono dello Spirito, che da Cristo crocifisso e risorto fluisce sulla Chiesa, prima sugli apostoli e, a partire da loro, su tutti i credenti. L'olio scende dal Capo sul Corpo e ne nasce la Chiesa, impregnata di Spirito Santo (cfr. S. Agostino, In Ps. 132, 7).

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