Omelia per l’ordinazione presbiterale Alejandro de Jesus Ceballos e Jan Carlos Alegria Gonzalez oo.mm.rr.

05-06-2010

1. Mentre giunge al termine l'anno sacerdotale, indetto da Benedetto XVI per rinnovare e sostenere la vita spirituale dei sacerdoti, abbiamo la grazia e la gioia di ordinare per il ministero di presbiteri nella nostra Chiesa di Albano i due giovani Alejandro e Juan Carlos, ambedue Oblati della Madonna del Rosario (di Pompei). Torna a me caro, questo titolo mariano, onorato anche nella nostra Diocesi di Albano, e soprattutto per l'Italia del Centro-Sud legato al Santuario che alla Vergine volle erigere, in Pompei, il beato Bartolo Longo, originario della terra di Salento, in Puglia. Il nome di questo santo laico, 'l'uomo della Madonna', come lo definì Servo di Dio Giovanni Paolo II nel rito della beatificazione, e l'apostolo del Rosario, riporta alla mia mente la nota preghiera della 'Supplica' da lui scritta e le espressioni con cui descrive il Santo Rosario: catena dolce che ci rannoda a Dio e vincolo di amore che ci unisce agli Angeli. Tale, davvero, è la preghiera del Santo Rosario, che immette l'animo nostro nella progressiva meditazione dei misteri di Cristo e che, mentre rinnova sulle nostre labbra il saluto angelico alla Vergine, insieme con Lei ci aiuta a lodare il Signore e a ringraziarlo per tutti i benefici di cui Egli ricolma la Chiesa, il mondo intero e ciascuno di noi. Magnificat anima mea Dominum... Questi stessi titoli, però, noi possiamo riferirli alla Santa Eucaristia, che in questa liturgia del Corpo e Sangue del Signore noi oggi adoriamo e onoriamo con particolare solennità.

Si, l'Eucaristia è davvero il vincolo d'amore, che ci unisce agli angeli. È, infatti, il panis angelicus a diventare panis hominum, come poeticamente scrive San Tommaso d'Aquino nella penultima strofa del suo inno Sacris Sollemniis, appositamente composto per la liturgia del Corpus Domini e ancora oggi cantato nella Liturgia delle Ore all'inizio dell'Ufficio delle Letture Il. Il nutrimento che dà la vita agli angeli diventa pane terreno, prende la forma di un frutto della terra e del lavoro umano; si trasforma nel cibo più comune, che è l'unico capace di dare ai nostri tavoli il sapore della mensa sicché ogni altro cibo è, a paragone con esso, un companatico... Ecco, proprio questo pane diventa 'pane angelico', cioè non più risultato di una fatica, ma frutto di un dono incommensurabile, Il panis coelicus, prosegue San Tommaso, è figuris terminum! Questo pane, che viene dall'alto e che ci giunge dalle mani di Dio, dà compimento a tutto e a tutto dona la pienezza. Cielo e terra, dunque,  si uniscono attorno alla mensa eucaristica. L'Eucaristia porta il cielo sulla terra e slancia la terra verso il cielo.

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