Omelia per Sant’Alberto Magno

15-11-1999

OMELIA

 

Carissimi amici,

se abbiamo autenticamente vissuto il momento penitenziale introduttivo di questa Santa Liturgia, se, cioè, abbiamo fatto gemere in noi lo Spirito, che 'è la remissione dei peccati', non abbiamo molto bisogno di commentare la pagina del Vangelo, ch'è stata appena proclamata. Abbiamo, infatti, ascoltato le parole di Gesù: “”Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi...”” (Gv 20, 22-23). La prima lettura, poi, attraverso la descrizione dell'Apostolo ci ha illustrato la multiforme azione dello Spirito Santo nella vita della Chiesa. Tutto questo, mentre celebriamo la memoria liturgica di sant'Alberto Magno, vescovo e dottore della Chiesa, che visse nel XIII secolo. Da giovane egli entrò nell'ordine dei predicatori e, dopo avere concluso i suoi studi, diede inizio ad una vasta attività di ricerca e di insegnamento. Tra le molte sue opere c'è pure un Commentario sui nomi divini, riferito alla nota opera di Dionigi Areopagita.

Non solo Iddio, ma anche la Chiesa ha i suoi 'nomi', con i quali è designato il suo stesso mistero. Tra questi nomi emerge quello di 'Corpo di Cristo', già presente nell'epistolario paolino. All'epoca in cui visse e insegnò sant'Alberto Magno, però, era già in uso l'espressione Corpo mistico di Cristo. Con l'aggettivo “”mistico”” s'intendeva designare la tipicità di questo Corpo, che consiste nel fatto di essere animato, nelle sue diverse e molteplici articolazioni, dallo Spirito Santo. Lo Spirito non si vede. Piuttosto se ne intuisce la presenza dalla molteplicità del suo agire nelle membra del Corpo di Cristo che è la Chiesa. A noi, dunque, rimane l'impegno di essere trasparenti e docili all'azione dello Spirito. Non ne siamo i titolari. E' la Chiesa il luogo dove fiorisce lo Spirito. Noi operiamo sotto l'impulso dello Spirito, se siamo nella Chiesa e se siamo Chiesa.

Sant'Alberto Magno non fu soltanto uno scienziato, per quanto, nel 1941, Pio XII lo abbia proclamato 'protettore di tutti coloro che coltivano le scienze naturali'. Ciò, malgrado la presenza di una sua opera sulla 'virtù delle erbe, delle pietre e di alcuni animali' ancora inserita nell'Indice dei libri proibiti fatto pubblicare dallo stesso Pontefice. Sant'Alberto fu anche un filosofo. Un suo preciso progetto fu proprio quello di diffondere in Occidente la filosofia di Aristotele, giungendo, nel suo insegnamento, a proclamare l'autonomia dei metodi della scienza e della ragione di fronte alla conoscenza della fede.

 

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