Parole e gesti

Omelia nella Messa per il Mandato ai nuovi catechisti
28-10-2018
  1. Fra poco, terminata l’Omelia, conferirò ai nostri nuovi catechisti il mandato ufficiale. Il valore e il significato di questo gesto sono indicati con chiarezza dagli Orientamenti Cei Incontriamo Gesù (cf. n. 78) e voi, carissimi, li conoscete di sicuro. La benedizione, che con gratitudine verso tutti, mi accingo a implorare dal Signore per ciascuno di voi, si allarga all’intera comunità dei catechisti e a quanti, nei vari compiti operano nel nostro Ufficio diocesano.
    Penso che il racconto della guarigione del cieco Bartimeo (cf. Mc 10, 46-52) sia particolarmente adatto per approfondire il significato di quanto sarà compiuto fra poco. Attorno a Gesù riconosciamo due gruppi di persone: i suoi discepoli e pure molta folla. Tutti si muovono verso Gerusalemme per celebrare la Pasqua. Accade, dunque, che un cieco, di nome Bartimeo, «sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Il vangelo prosegue dicendo che «molti» di quanti erano con Gesù «lo sgridavano per farlo tacere».
    Ecco, allora, che c’è già lo spazio per una riflessione. Chi sono questi «molti»? Par di capire che non provengono dalla folla, ma dal gruppo dei discepoli. Sono persone di sicuro affezionate a Gesù ma, come talvolta accade, gli erano talmente vicino da ritenersi gli interpreti autorizzati del suo pensiero e in grado di decidere chi debba, o non debba avere accesso e udienza con lui. Ce ne sono di questi cristiani! A volte sembra che loro siano più importanti dello stesso Gesù. Si ritengono talmente suoi «discepoli», da sequestrare le sue intenzioni nella supposizione che coincidano con le proprie.