Per un discernimento 3-D

Conclusione del Convegno pastorale diocesano 2017
21-06-2017

Nelle tre sere del nostro Convegno diocesano 2017 abbiamo riflettuto sul discernimento in rapporto all’«accompagnare», tema sul quale siamo impegnati considerandolo quale nostro metodo pastorale fondamentale. Il metodo, infatti, è un modo di camminare che permette di avanzare, di andare avanti, di progredire; camminare, dunque, non girovagando, ma procedendo. Di questo cammino il discernimento è «cuore», ossia elemento distintivo e, al tempo stesso, dinamico. Di ciò ho detto qualcosa nel mio intervento introduttivo: è la volontà di operare un «discernimento» a dare senso e motivazione alla nostra azione ecclesiale, alla nostra «pastorale».

Necessità del discernimento per il cammino pastorale

In una delle sue prime interviste (quella rilasciata nell’agosto 2013 proprio al p. Antonio Spadaro S. J. che è con noi questa sera e resa diffusa nel settembre successivo, con la pubblicazione sia su La Civiltà Cattolica, sia su L’Osservatore Romano), Francesco ha confidato: «Le mie scelte, anche quelle legate alla normalità della vita, come l’usare una macchina modesta, sono legate a un discernimento spirituale che risponde a una esigenza che nasce dalle cose, dalla gente, dalla lettura dei segni dei tempi. Il discernimento nel Signore mi guida nel mio modo di governare. Ecco, invece diffido delle decisioni prese in maniera improvvisa. Diffido sempre della prima decisione, cioè della prima cosa che mi viene in mente di fare se devo prendere una decisione. In genere è la cosa sbagliata. Devo attendere, valutare interiormente, prendendo il tempo necessario. La sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguità della vita e fa trovare i mezzi più opportuni, che non sempre si identificano con ciò che sembra grande o forte».

Alla necessità di «riscattare» le ambiguità della vita il Papa ha fatto ancora riferimento durante il discorso indirizzato lo scorso 9 febbraio 2017 ai gesuiti de La Civiltà Cattolica: «Questo nella Chiesa e nel mondo è il tempo del discernimento. Il discernimento si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente che conosce la via umile della cocciutaggine quotidiana, e specialmente dei poveri. La sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguità della vita. Ma bisogna penetrare l’ambiguità, bisogna entrarci, come ha fatto il Signore Gesù assumendo la nostra carne. Il pensiero rigido non è divino perché Gesù ha assunto la nostra carne che non è rigida se non nel momento della morte».