Una pasta diventata buon pane

Omelia nella Messa esequiale di Dom Gervasio Fauvarque o.c.s.o.
09-03-2020
  1. La preghiera dopo la comunione del formulario liturgico per un sacerdote defunto ci fa dire così: «O Dio, che ci hai accolto alla tua mensa, concedi al tuo servo sacerdote di godere della visione dei misteri di cui fu dispensatore nella tua Chiesa». Questa invocazione amiamo oggi rivolgerla al Signore per Dom Gervasio, che ha terminato il suo cammino terreno.

Quali sono e, soprattutto, cosa sono i «misteri» di cui parla la liturgia? In un senso generale si tratta delle opere salvifiche operate da Dio che nella storia di Israele hanno avuto degli anticipi e delle prefigurazioni, in Cristo hanno trovato il loro compimento ed oggi sono comunicate agli uomini mediante la proclamazione della Parola e i Sacramenti della Chiesa. Mistero poi, nel linguaggio tradizionale, è in particolare il cibo Eucaristico. Di tutto questo, come sacerdote, Dom Gervasio è stato ministro ed ora proprio di ciò egli gode nel cielo.

Abbiamo ascoltato la parola di Gesù: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Ritroviamo in queste parole la promessa dell’Eucaristia. Essa è simile al lievito che, messo nella pasta, la fa tutta fermentare. Ricordo quest’operazione fatta in casa dalla mamma quand’ero bambino. Allora ho imparato che per giungere alla lievitazione sono necessarie molte ore e poi, prima che tutto sia pronto per il forno, è necessario fare l’impasto. Solo allora si potrà procedere alla cottura. Anche questa, d’altra parte, ha bisogno del suo tempo: per alcuni alimenti è più breve, per altri più lungo.

Per vivere dell’Eucaristia accade qualcosa di simile. Perché ne sia fermentata la nostra vita occorre del tempo, molto tempo. Solo Dio conosce i tempi necessari «per divenire pane puro di Cristo» (Ignazio di Antiochia, Ai romani, IV,1). Il nostro Dom Gervasio è diventato buon pane lungo tanti anni di vita. Cento anni! Da quando son Vescovo ad Albano, un po’ più di quindici anni, l’ho sempre visto presente qui. È giunto in questo Monastero quand’io non ero ancora nato e vi è stato abate dal 1969 al 1996. Sarà Dom Loris, il padre abate, a rievocarlo al termine della Messa, prima della liturgia di commiato.