Vinciamo perché Gesù ci accompagna. Omelia ad competentes 2017 – Rito dell’Elezione dei Catecumeni, Cattedrale di Albano 5 marzo 2017

05-03-2017
Vinciamo perché Gesù ci accompagna
Omelia ad competentes 2017

 
1. Abbiamo ascoltato il racconto delle tentazioni subite da Gesù nel deserto, una storia che l’evangelista colloca subito dopo la dichiarazione di Dio: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). Ora, queste tentazioni sono le spinte che Gesù subisce dal diavolo che vuole farlo deviare dalla verità della sua vita: tu non sei un semplice «figlio» - sembra dirgli - ma un potente, un padrone; devi sfruttare la tua qualità di figlio! Sei «figlio» e allora comanda, disponi, appropriati, fai valere la tua dignità… Questo sembra dirgli il tentatore, che Matteo chiama «diavolo». Nel Nuovo Testamento con la parola s’intende «avversario», «calunniatore», ma il verbo greco da cui deriva indica l’azione di chi si pone di traverso per creare divisioni, fratture. Ecco l’insidia: rivolgendosi a Gesù il diavolo gli dice per due volte: «Se tu sei Figlio di Dio»! Non vuole ricordarglielo; vuole separarlo dal Padre, che nel modo più tenero possibile lo aveva indicato come figlio, figlio amato.
Nel vangelo secondo Matteo questa dichiarazione divina è come la base di un’arcata che raggiungerà l’altra spalla nella dichiarazione del centurione romano fatta sotto la croce: «Davvero costui era Figlio di Dio!» (Mt 27,54). Parola di Dio e risposta dell’uomo: il Vangelo sta fra l’una e l’altra. Gesù è il Figlio. Il diavolo, però, vuole smentire questa realtà; ma furbescamente vuole che sia Gesù stesso a mettere in questione il senso e, perciò, anche la consistenza di quella figliolanza. Ecco, allora, che lo provoca.
Come con Gesù, così il diavolo fa anche con noi. La tecnica del tentatore è sempre la medesima. Lo abbiamo veduto pure nel racconto della tentazione dal libro della Genesi nella prima lettura. Ciò che vuole, il diavolo si guarda bene dal farlo. Egli vuole tenersi le «mani pulite»! Come farebbe, altrimenti, ad accusare e a mettere nei guai gli altri? Ciò che vuole, il diavolo pretende che lo facciamo noi. Ecco la sua ipocrisia: ci lascia l’impressione di fare ciò che vogliamo! La maschera gli cade solo quando alla fine abbiamo ceduto: «Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture».
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