Maria SS.ma Ausiliatrice, Fontana Sala

Dall’11 al 13 novembre la comunità parrocchiale di Maria SS.ma Ausiliatrice, in Fontana Sala, ha vissuto la gioia di avere con sé il proprio Pastore, monsignor Marcello Semeraro. La sua visita, ultima tappa nel Vicariato di Marino, ha avuto inizio venerdì attraverso l’incontro con due realtà che

costituiscono ognuna, per diversi aspetti, delle realtà fondamentali della parrocchia.

In visita alla Gnosis

Alle ore 11 il vescovo si è recato in visita alla Gnosis, una struttura residenziale finalizzata alla cura, alla terapia, alla riabilitazione e al reinserimento psicosociale di persone con disagio psichico: una comunità che per la sofferenza che racchiude nei suoi membri, non può non essere oggetto di particolare attenzione da parte di coloro che vogliono camminare sulle orme di Gesù. È stato un incontro semplice e nel contempo alquanto significativo, che ha vissuto momenti toccanti e pieni di umanità, quando alcuni residenti hanno voluto fare dono a sua Eccellenza della propria esperienza

personale.

L’icona delle nozze di cana con il Cpp e il Cpae

Alle 18.30 il vescovo si è incontrato, invece, con il Consiglio pastorale e con il Consiglio per gli affari economici, gli organismi che esprimono la realtà comunionale di ogni parrocchia, attraverso

cui si cerca di incarnare nel proprio territorio il volto di Cristo e della Chiesa. Si è trattato di un incontro molto costruttivo per la comunità parrocchiale, durante il quale monsignor Semeraro ci ha esortati a fare delle nostre fragilità la nostra ricchezza, a vantaggio di tutti coloro che ci circondano. Infatti, il fermarsi eccessivamente sulle cose che non vanno, alla fine porta solo a chiudersi, mentre il guardare oltre non solo porta a fidarsi del fatto che “tutto possiamo solo in Colui che ci dà forza e ci ha chiamati a formare la nostra comunità”, ma ci invita anche a tessere relazioni di comunione sull’esempio di Cristo. Quanto è avvenuto in questa sede, infatti, ha fatto riecheggiare in noi il miracolo alle nozze di Cana, dove il Buon Pastore ha trasformato l’acqua in vino buono con l’aiuto di Maria e dei servi. Non avrebbe forse potuto far apparire direttamente il vino buono in tavola? Ecco la bellezza della parrocchia, che come sua Eccellenza ha sottolineato, esprime la sua vocazione nella visibilità, nella storia, in un territorio preciso, nella fedeltà al piano di Salvezza e all’Incarnazione.

In oratorio per fare comunità

Particolarmente vivace è stato l’incontro con i bambini e i ragazzi dell’oratorio e della catechesi e i loro genitori, durante il quale il nostro vescovo, dopo una brevissima riflessione sulla responsabilità educativa che trae vantaggio dall’interazione delle varie realtà educative, si è intrattenuto con i più piccoli sul tema della comunità, prendendo spunto dalle parole della canzone con la quale era stato accolto al suo arrivo. Ha portato così i bambini a riflettere sul fatto che una comunità è tale soprattutto per l’amore che circola in essa, per l’apporto unico ed esclusivo di ognuno. Realtà che i ragazzi già sperimentano grazie all’esempio dei 14 educatori che non si risparmiano né in forze, né nel dedicare anche 10-15 ore settimanali per costruire insieme un oratorio che sia veramente palestra di vita cristiana, non solo per i nostri ragazzi, ma per tutta la comunità. Alla fine dell’incontro, il vescovo ha lasciato a ognuno in dono un porta chiavi: dono che ha detto essere privo di valore materiale, ma che a noi fa leggere l’intervento di Dio, perché porta incisa le parole di Maria alle nozze di Cana: “Fate quello che Egli vi dirà”. Primo ausilio della nostra Patrona, riportato dalle Scritture.

La comunità si costituisce nell’amore

Momento culminante e conclusivo della Visita pastorale alla nostra parrocchia è stato certamente l’incontro con la comunità eucaristica nella santa Messa domenicale, durante la quale monsignor Semeraro è tornato ancora una volta sul concetto di comunità che si costituisce nell’amore,

lasciandosi trasformare da Cristo. Il vescovo ha quindi rivolto a tutti i fedeli presenti un invito a conoscere l’amore e ha lasciato in dono, a conclusione della sua visita, i paramenti indossati

durante la celebrazione, come segno della comunione con lui.

(Tratto da Millestrade, anno 4, n.36)