San Giovanni Battista, Campoleone

Dall’1 al 4 marzo, la comunità parrocchiale di San Giovanni Battista a Campoleone ha ricevuto la grazia della Visita pastorale di monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano. Di una grazia, infatti, si è trattato.
Dopo le parole di esortazione al Cpp e Cpae, monsignor Semeraro ha visitato il centro anziani di Villa Paradiso dove, tra la gioia e la sorpresa degli ospiti, ha voluto servire loro il rinfresco preparato per lui, raccogliendosi con loro in preghiera. Anche nelle abitazioni di Delfina, di Rosa, di Maria, e della famiglia Ferrazza, ha portato il segno del suo amore per il gregge a lui affidato, avendo per ciascuno una parola di conforto e raccogliendosi in preghiera con tutti. Delfina, commossa, ha affermato: «Non avrei mai potuto immaginare cha il vescovo potesse venire a trovarmi, in una maniere così semplice».
L’iniziazione alla preghiera
Nella giornata di sabato, il vescovo Marcello ha incontrato il gruppo scout del Reparto Campoleone-I, la confraternita San Giovanni Battista, e i centri anziani di Campoleone-Aprilia e Campoleone-Lanuvio. Molte le domande dei bambini-lupetti, cui il vescovo ha risposto con molta sincerità. Poi il Pastore che è in lui, ha insegnato loro che cos’è la preghiera, non “una delle preghiere” che già conoscono, ma “la preghiera”, quella che bisogna imparare a rivolgere al Signore con la mente e il cuore. Lo ha fatto con parole toccanti, prendendo spunto dai Diari di Etty Hillesum che, pur nella privazione drammatica della sua libertà, ha poco a poco imparato a pregare, a rivolgere la sua preghiera, direttamente all’Altissimo: «Un giorno – scrive Etty – mi sono trovata inginocchiata. Ciò è avvenuto attraverso due vie. Una di queste vie è stato l’incontro con la natura. Anche nel Campo di Auschwitz si può incontrare la natura. La seconda via è stata quella della interiorità, cercando il silenzio. Incontrando Dio dentro di sé». Infine, il vescovo ha esortato i membri della confraternita a continuare il loro impegno di presenziare alle liturgie più importanti della Diocesi.
Collaborazione tra la Parrocchia e le famiglie
La domenica, prima del Rito di accoglienza e della solenne Messa di chiusura della Visita pastorale, monsignor Semeraro ha incontrato i bambini e i ragazzi del catechismo, insieme ai loro genitori. I catechisti hanno consegnato al vescovo una Raccolta di Domande dei ragazzi. «Dico “grazie” ai genitori – ha detto il vescovo – perché hanno fiducia nella Parrocchia e in coloro che vi lavorano. Noi diciamo affettuosamente “i nostri ragazzi”, ma i figli sono vostri, mai saranno di altri. Voi date consigli ai vostri ragazzi, insegnate loro che ci sono incontri che non devono fare. Viceversa, avete fiducia nella Parrocchia, e desiderate che gli operatori vi aiutino nell’insegnamento delle cose dello Spirito, della religione. Non dimenticate però che la vostra opera, in questo senso, è non solo necessaria, ma indispensabile».
Testimoni nella fede, testimoni della fede

Rivolto ai catechisti il vescovo, ringraziandoli per il loro instancabile impegno, li ha esortati dicendo: «Paolo VI diceva: ciò di cui abbiamo bisogno non è di maestri, ma di testimoni. I nostri ragazzi conoscono molte più cose di noi, ma alcune cose non si possono apprendere dal computer o leggendo un’enciclopedia. La testimonianza della vita è quella che non si apprende dai libri, ma stando insieme. Ricordate che voi non porgete un pensiero vostro, ma un pensiero che è “diventato” vostro, e che proviene in toto dalla Chiesa, che trasmette il Vangelo di Gesù». «Sappiamo assai bene – ha detto il parroco, don Reyes Gonzàlez nel suo saluto al vescovo – che lei si preoccupa della nostra Parrocchia, e che volge il suo sguardo amorevole per trovare a quattro occhi i malati, i bambini, i ragazzi, gli adulti, gli anziani e per conoscere la situazione della comunità. Sappiamo che se desideriamo arrivare all’incontro con Gesù, il modo migliore e di riporre in lei la fiducia e lasciarci guidare dal suo vincastro».

(Tratto da Millestrade, anno 5 n. 40)