San Giacomo Apostolo, Nettuno

Sabato 22 marzo, accolto dai bambini e dagli adolescenti impegnati nell’itinerario catechetico, i loro genitori e i catechisti, monsignor Semeraro ha dato inizio alla Visita pastorale nella Parrocchia San Giacomo Apostolo a Nettuno. L’applauso di oltre 300 presenti ha salutato il vescovo che ha ricevuto in dono dei disegni dai bambini, che poi gli hanno rivolto una serie di domande a cui non si è tirato indietro.

Invitare all’Eucaristia domenicale
Ai catechisti ha riconosciuto un linguaggio che testimonia la loro partecipazione ai percorsi diocesani, mentre ai bimbi ha ricordato santa Maria Goretti che, di fronte alla morte, seppe mettere a frutto il prezioso sacramento, ma anche – parlando ai genitori – come la comunione abbia un seguito come primizia nello stesso matrimonio e in tutte le solennità speciali e accompagna tutta la vita del cristiano, fino al termine. Soprattutto, essa si rivive nella Messa domenicale, in cui i parrocchiani possono sentirsi unica famiglia, che si nutre con il pane dell’Eucarestia.
Sollecitare le diverse vocazioni
Successivamente il vescovo ha incontrato i vari gruppi della Parrocchia, incoraggiando tutti a una fattiva partecipazione, senza improvvisazioni e senza trascurare il reciproco aiuto per suscitare e seguire le vocazioni di ciascuno e per l’avvicinamento di chi, proveniente da altre religioni, intende frequentare un catecumenato per l’ingresso nella Chiesa. Relativamente all’oratorio, è stata sottolineata l’esigenza di essere luogo educativo per maturare esperienza intergenerazionale, proseguendo l’opera delle famiglie, in un tempo in cui viene messo in discussione lo stesso fondamento della famiglia, basato sulla dualità uomo-donna, anche con il crescente affidamento dell’educazione dei bambini a terzi.
Incentivare una pastorale sinergica
In merito alla Confraternita, il vescovo ha sottolineato la possibile sinergia con le azioni della Caritas, che in Parrocchia sta passando dall’aver dato ai richiedenti solo vestiario al sostegno economico. La visita di monsignor Semeraro è proseguita con gli incontri in una casa di accoglienza, con un’anziana allettata e una famiglia della comunità. Successivamente il parroco, don Carlo Rota, ha presentato le realtà delle sei comunità neocatecumenali esistenti in Parrocchia. Il vescovo ha sottolineato l’esigenza di vedere il cammino non come un procedere che lascia dietro le spalle eventi da considerare acquisiti una volta per tutte, ma come tappe che si ripresentano e coinvolgono l’esterno e l’interno di ciascuno, rinnovando il singolo cristiano, in una progressione, in cui sempre si ricomincia.
Rispondere alle esigenze del territorio
Successivamente, ha incontrato i collaboratori del Consiglio pastorale parrocchiale, che hanno tratteggiato vari aspetti della vita parrocchiale, facendo emergere il tipo di partecipazione dei fedeli, in cui sono evidenti le gravi assenze dei componenti dell’età di mezzo, con una percentuale complessiva di praticanti domenicali che si attesta sul 10% della popolazione, in un territorio con significative difficoltà sociali (basso livello di istruzione, pendolarità dei lavoratori, diffidenza e ridotta integrazione…) e la presenza di operatori di fede diversa, cristiani non cattolici e testimoni di Geova. Il tutto per sottolineare l’urgenza di uscire dalla chiesa edificio per andare incontro ai lontani. Il vescovo ha incoraggiato gli operatori a puntare all’essenziale, sulle opportunità che scaturiscono dalle esigenze proprie della Parrocchia, facendo tesoro dalle indicazioni di papa Francesco, che invita a camminare, uscendo anche a rischio di farsi del male e utilizzando tutte le opportunità di formazione.
Testimoniare il Vangelo vivente
Domenica 23 marzo, alle 10.30 è stata celebrata la santa Messa presieduta dal vescovo, concelebrata con il parroco don Carlo Rota e altri sacerdoti. Nella sua omelia monsignor Semeraro ha preso come filo conduttore il tema dell’acqua della Samaritana, sottolineando come alla fede si arrivi per testimonianza, per aver toccato con mano. E tale è il compito della comunità cristiana: essere Vangelo vivente. E testimoni si diventa nella semplicità, nell’aprire il cuore all’altro, per cogliere i desideri profondi, privilegiando la verità, senza rimproverare.

(Tratto da Millestrade, anno 7 n. 60)