San Benedetto Abate, Pomezia

Da venerdì 22 a domenica 24 febbraio, la comunità dei fedeli di San Benedetto Abate, a Pomezia ha accolto il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, in Visita pastorale.
Annunciare a tutti il Vangelo di Gesù Cristo
Un evento che si è svolto in tre appuntamenti, partendo dal venerdì: giorno in cui monsignor Semeraro ha incontrato il Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio parrocchiale degli affari economici. Dall’incontro è emersa l’importanza di annunciare il Vangelo e di coinvolgere quante più persone possibile, a prescindere dell’età. Il secondo giorno è stato vissuto in diversi momenti, a partire dall’incontro con le famiglie dei bambini che frequentano il primo e secondo anno del catechismo per la prima comunione e del post-comunione, passando per i ragazzi che si preparano alla Confermazione, arrivando a tutti i ragazzi (dai 15 anni in su) e adulti che fanno parte della realtà dei Ragazzi Nuovi – Rn (uniti in un cammino di fede “insieme come fratelli”). Il vescovo si è detto molto colpito sia dal numero delle persone che hanno preso parte agli incontri, sia dalla loro energia.
L’incontro con i bambini e i loro genitori
I bambini e i genitori hanno partecipato attivamente all’incontro: i primi leggendo una preghiera, i secondi incontrandosi per porre una domanda comune al vescovo su come i genitori possano aiutare i loro figli nella fede. Monsignor Semeraro ha risposto con molta semplicità: «Lavorate insieme ai vostri figli – ha detto – ma cercate di rimanere adulti: sappiate che per i vostri ragazzi, voi sarete sempre il papà e la mamma, non i loro amici».
Il cammino dei ragazzi e dei cresimandi
La giornata è proseguita con la presentazione del lavoro dei ragazzi del post comunione (i gruppi “R”, ragazzi e ragazze dalla V elementare alla II media) che hanno completato il percorso della prima Comunione e vogliono condividere un cammino di fede. Quindi, il vescovo ha incontrato i ragazzi che si stanno preparando a ricevere il sacramento della Confermazione: a loro ha rivolto un discorso di crescita spirituale, sottolineando come – riprendendo il Piccolo Principe di Antoine De Saint- Exupéry – «l’essenziale è invisibile agli occhi».
Ragazzi nuovi e la gioa della reponsabilità
Il sabato si è concluso con il lavoro degli Rn, che hanno dialogato con monsignor Semeraro attraverso vari argomenti, partendo dall’amicizia, fino ad arrivare alla difficoltà di aprirsi alle altre parrocchie nella missionarietà. Emozionante è stato il discorso di chiusura del secondo giorno di Visita pastorale del vescovo, che ha toccato temi come lo scontro generazionale, visto che nei Rn si incontrano persone che vanno dai 16 anni fino all’età adulta. E proprio da questo è partito monsignor Semeraro, dalla difficoltà dei grandi a capire i più piccoli. «Questo, tuttavia – ha detto il vescovo – non deve scoraggiare le persone, perché è solo grazie alla sensazione di dover dare la risposta a qualcun altro più piccolo che esiste la responsabilità: che nome daremo a questa responsabilità? Si chiama restituzione: si è veramente adulti nel momento in cui si ha la percezione di dover restituire quello che si è ricevuto, anche se non ce n’è la totale consapevolezza. In fondo è quello che stanno facendo già gli animatori: stanno restituendo quello che hanno ricevuto».
L’azione missionaria delle parrocchie
In questo discorso monsignor Semeraro ha inoltre ripreso il tema della “Chiesa vasto mondo”: la parrocchia deve essere un luogo di incontro per un fine comune, Gesù Cristo. Perciò il vescovo ha invitato tutte le parrocchie ad aprirsi, a non essere una realtà fine solo a se stessa, ma chiamata a girare il mondo per annunciare il Vangelo, proprio come Gesù aveva detto ai suoi discepoli. La Visita pastorale si è conclusa domenica 24 febbraio, con una solenne Celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo stesso – visibilmente emozionato dall’affetto dimostratogli dall’intera comunità – e concelebrata dai sacerdoti di San Benedetto Abate don Giuseppe Billi e don Secondo Orazi e i convisitatori monsignor Gualtiero Isacchi e don Jourdan Pinheiro. Al termine della Messa, monsignor Semeraro ha donato alla comunità la casula indossata durante la celebrazione.
(Tratto da Millestrade anno 6 n. 50)