Giuseppe, contemplativo nel servizio fedele

Omelia per l’Ordinazione al Diaconato di Marco Quarra
01-05-2017

1. «Non è costui il figlio del falegname?». Questo titolo, con cui la tradizione latina usualmente indica la professione di san Giuseppe, potrebbe, seguendo il greco del Nuovo Testamento, meglio indicare un «carpentiere», o più genericamente un «artigiano»: si tratta, in ogni caso, di un lavoro pesante, che richiedeva oltre alla forza anche l’abilità e la maestria. Esso copre l’intero arco della vita di Giuseppe e anche per Gesù abbraccia i tanti anni della sua vita appartata a Nazaret. Per i suoi conterranei egli è «il falegname» (Mc 6,3). Quanto, poi, al significato e al valore dell’odierna memoria liturgica, Giovanni Paolo II ha scritto che proprio «grazie al banco di lavoro presso il quale esercitava il suo mestiere insieme con Gesù, Giuseppe avvicinò il lavoro umano al mistero della Redenzione» (Esort. apost. Redemptoris custos, n. 22). Per questo la prima lettura biblica ci ha proposto la conclusione del racconto della creazione. L’opera dei sei giorni, infatti, è l’opera «artigianale» di Dio; l’opera bella su cui ogni volta egli si sofferma per ammirarla: «Dio vide che era cosa buona», ripete il testo sacro. Davanti, poi, all’uomo formato dalle sue mani Dio quasi s’entusiasma perché vede che quell’opera «era cosa molto buona»!
D’altra parte il mestiere di Giuseppe rispecchiava l’opera della creazione: la produzione di aratri e zappe lo metteva a contatto della terra; per trattare e modellare i metalli egli usava il fuoco e l’acqua; quando innalzava le travi per i tetti egli si librava nell’aria e per fornire gli arredi di casa e gli attrezzi del lavoro dialogava con gli uomini. Per questo nel suo operoso padre terreno, Gesù poteva riconoscere l’impronta del Creatore del cielo e della terra, che in principio lo aveva generato (cfr Gv 1,1). Anzi, riprendendo temi precedenti san Beda scrive che nei giorni della sua vita terrena Cristo volle essere chiamato figlio di un falegname proprio per farne un segno del Padre, che in principio fece il cielo e la terra et adhuc quotidie vasa irae in vasa misericordiae fabricat («e ancora oggi ogni giorno trasforma i vasi dell’ira in vasi di misericordia»: Beda, In Evang. S. Mt. II, 13: PL 92,70).