Per la prima volta, ho partecipato come parroco alla Visita pastorale: ordinato sacerdote nel 2002, avevo solo sentito parlare di cosa fosse. Inoltre, era anche la prima volta che la comunità dei Santi Pietro e Paolo in Aprilia viveva la Visita pastorale: eravamo tutti in fermento e mille domande sorgevano nel nostro cuore. Non aspettavamo il vescovo, ma l’apostolo: non veniva a noi il vescovo di Albano, ma Cristo Signore, e allora il cuore e l’animo hanno mutato l’ansia in attesa, la paura di sbagliare in gioia.
La carità
Appena giunto nella nostra comunità, il vescovo si è immediatamente messo a disposizione per andare a visitare i fratelli e così è stato entrando nella casa di un fratello ammalato da diversi anni, Franco Armando. Giunti al cancello la sorpresa è stata grande: le voci si facevano sempre più forti, era la preghiera litanica del santo rosario. I vicini, gli amici, e i parenti di Armando erano tutti lì a pregare con lui e per lui. Il nostro vescovo Marcello, indossata la stola bianca ha dato la comunione a tutti i presenti e dopo aver pregato si è messo a scambiare aneddoti e ricordi della sua gioventù. Rientrati in Parrocchia, nel salone è iniziato l’incontro con i ministri straordinari della comunione e gli operatori della Caritas parrocchiale. Il vescovo ha messo in luce attraverso due termini, conforto e collaborazione, il mistero di Cristo medico del corpo e dell’anima.
La speranza
Nel tardo pomeriggio di venerdì famiglie e giovani si erano radunati nel campetto di calcio per aspettare il vescovo a cui è stato fatto dono di una tuta con il logo della Parrocchia, come immagine e esempio di uno sport inserito in un progetto educativo oratoriale. Dopo aver dato il fischio d’inizio della partita di calcio monsignor Semeraro, con gli allenatori del calcetto e gli educatori dell’oratorio si sono ritrovati insieme nella sala parrocchiale. «Il vescovo – ha detto monsignor Semeraro – viene per ascoltarvi e per dirvi una parola di incoraggiamento». Durante l’incontro con il Consiglio pastorale, invece, è emerso il volto della Parrocchia: siamo stati invitati a vivere una grande speranza e a sviluppare l’interesse per gli adulti che chiedono il sacramento della Confermazione, in stile catecumenale, e intraprendono la preparazione al Matrimonio. L’invito è stato molto chiaro: la Parrocchia deve vivere una crescita per additionem come è scritto nel libro degli Atti: «Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno» (At 16,5).
La fede
L’incontro con le famiglie e i giovani che frequentano il catechismo è stato un momento alto di scambio tra il pastore e il suo gregge. Il vescovo ci ha fatto dono di una riflessione notevole: «Nessun sacramento – ha detto – è un punto isolato, ma come un punto che dà l’inizio ad una linea che continua, tutti i sacramenti conducono all’Eucaristia». Continuando a meditare sul sacramento dell’Eucaristia ha sviluppato le figure dei tre santi martiri patroni della Diocesi, Pancrazio, Senatore e Maria Goretti: «Non sempre – ha proseguito monsignor Semeraro – nella vita siamo coraggiosi, ma con qualcuno che ci dà fiducia, ci dà l’esempio, siamo capaci di fare cose belle, cose grandi». Ai genitori, invece, il vescovo si è rivolto così: «Educare significa primariamente introdurre nella vita. Il primo atto dell’educazione è quello di dare la vita ad una nuova creatura, scegliere di dare la vita ad un figlio. E l’altro significato del verbo educare è guidare, cioè prendere per mano e accompagnare nella vita. Il padre e la madre non si accontentano di dare la vita al nuovo essere, ma sentono il bisogno di accompagnare, di guidare, di indicare una traiettoria: questa è l’educazione e in questo tanto la scuola, quanto la Parrocchia, hanno il dovere di aiutarvi, senza sostituirsi a voi. Noi non abbiamo alcun diritto – ha concluso – se non il dovere, di dirvi grazie e di meritarci con il nostro impegno quotidiano la vostra fiducia». Adesso la nostra comunità ha chiaro l’orizzonte dove porre lo sguardo.
(Tratto da Millestrade, anno 5 n. 39)