L’Ave Maria di Francesco

Presentazione del libro "PAPA FRANCISCO, Ave Maria Una conversaciόn con Marco Pozza" - Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede
21-05-2019

Per il mio intervento nella presentazione del libro Ave Maria che ha per autore papa Francesco in dialogo con M. Pozza ho pensato d’indossare l’abito dell’antico docente di ecclesiologia e ritrovare fra queste pagine i richiami presenti nel magistero del Vaticano II. Questo Concilio, come noto, rinunciò alla stesura di un apposito documento sul de Beata per inserire il tema mariano nella costituzione de Ecclesia. Lì è collocato al capitolo VIII come fastigio dell’intero documento. All’epoca, per spiegare tale posizione amavo ricorrere al titolo di un libro del p. R. Cantalamessa: Maria uno specchio per la Chiesa (1997). Tale in effetti è la santa Madre di Dio. Al n. 53 Lumen gentium (LG) la indica come «sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità». Questa, dunque, la prospettiva del mio intervento. Francesco, oltretutto, come bene sottolineava un editoriale de La Civiltà Cattolica, «è un papa del Concilio Vaticano II, non perché lo affermi e lo difenda costantemente, ma perché ne coglie il valore intimo di rilettura del Vangelo alla luce dell’esperienza contemporanea» (quad. 4026, p. 521).

La prima corrispondenza conciliare, dunque, la incontriamo già nelle prime pagine del libro scritte come introduzione dallo stesso Francesco, richiamando l’opera dello Spirito Santo nella Chiesa: «in Lei (Maria) vediamo il risultato dell’agire di Dio, cioè cosa succede a un essere umano quando accoglie completamente lo Spirito Santo» (ed. it. 9-10; ed. sp. 11-12). Ma già il titolo di questo proemio ha il sapore conciliare. Dice, infatti: speranza certa riecheggiando così il n. 68 della costituzione conciliare: «La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore». L’idea è che se Maria durante la vita terrena è stata quel che la Chiesa oggi è (madre e vergine: cf. LG 63-64), la Chiesa sarà un giorno quel che oggi Maria è. Ed è così che, a conclusione del suo prologo, Francesco scrive: «in Maria vediamo proprio il volto più bello della Chiesa-Madre, vediamo il sogno che il Signore ha per ciascuno di noi» (ed. it. 12; ed. sp. 14).