La Visita pastorale si è rivelata per la nostra comunità della Parrocchia dell’Annunciazione della Beata Maria Vergine, a Campo di carne, un tempo di grazia, di raccoglimento, di preghiera e di crescita.
La pastorale parrocchiale e il progetto culturale
A un intenso lavoro di preparazione, utile per ben scrutare il volto della nostra Parrocchia e del suo territorio così vasto ed eterogeneo e analizzare l’azione pastorale nella sua specificità e totalità, hanno fatto seguito intensi incontri col vescovo e i convisitatori. Quello con il Consiglio pastorale parrocchiale si è rivelato un momento di verifica, al termine del quale ci sono state lasciate tante indicazioni per lavorare a una pastorale più concreta, che possa inserirsi all’interno di un progetto culturale di ispirazione cristiana che sappia raggiungere tutte le realtà presenti sul territorio, soprattutto le famiglie e i giovani, coinvolgendo anche istituzioni e associazioni.
La trasmissione della fede
Ai bambini del catechismo monsignor Semeraro ha spiegato il significato della parola “visita” e l’importanza del vedersi, dell’incontrarsi “faccia a faccia” per meglio conoscersi. Stupenda la catechesi che ha saputo imbastire a partire dall’intervento di una mamma, Monica, che ha espresso la sua gioia nell’accompagnare il figlio nel cammino di preparazione alla prima comunione, ritenendo questo tempo un’occasione per rinvigorire la sua stessa fede. Con un linguaggio molto semplice, ricco di esempi tratti dal ménage familiare, il vescovo è arrivato al cuore di ogni bambino, ma anche di ogni adulto, ponendo l’accento su quanto sia bello ed importante che i figli crescano nella fede con i propri genitori. «È stata stupenda – ha commentato Rosella, decana dei catechisti – la metafora utilizzata per descrivere la prima comunione: un primo boccone, un primo assaggio della vita cristiana, proprio come quando per la prima volta i genitori permettono ai propri figli di sedere a mensa con loro e di mangiare ciò che loro stanno assaporando, sebbene ancora molto altro non sia permesso».
La comunicazione della fede
Mano a mano che un incontro si succedeva all’altro, i partecipanti sono rimasti sempre più affascinati dalla straordinaria capacità del vescovo di passare da un racconto a un brano del Vangelo, da esperienze personali a fatti realmente accaduti, per dar voce a quanto desiderava comunicare, facendo vivere momenti di profonda emozione e tenendo desta l’attenzione. Al punto che uno dei ragazzi presenti all’incontro con i catechisti e gli animatori, Giuseppe, ha commentato quasi sbalordito: «È la prima volta che non mi annoio ad una riunione». E infatti, non c’è stato affatto modo di annoiarsi perché nel fluire del discorso di monsignor Semeraro molte sono state le indicazioni e gli spunti di riflessione che ha donato alla comunità, per svolgere un’azione pastorale che possa essere concreta ed efficace, competente – grazie ad una formazione permanente – e diversificata nel linguaggio, affinché meglio risponda alla sensibilità dei bambini e dei ragazzi di questa generazione e allo stesso tempo anche al mondo adulto nella sua specificità.
Il Mistero nella fede
Altrettanto intenso è stato il momento di riflessione che ha condiviso con gli adoratori dell’adorazione eucaristica perpetua. Considerandola un punto di forza della comunità, l’inizio e il compimento di tutta l’azione pastorale, è stato bello percepire la gioia del vescovo nel veder realizzata nella nostra parrocchia una simile iniziativa. Ancora una volta la sua catechesi sull’adorazione ha offerto ai presenti tanto su cui meditare, facendo luce sul vero significato dell’adorare e su come farlo, rispondendo così a ciò che gli era stato chiesto in apertura dell’incontro. Infine, nella Messa, la comunità parrocchiale ha vissuto un momento di profondo raccoglimento, denso di preghiera: uniti come una famiglia insieme i fedeli hanno voluto ringraziare questo Padre che è venuto a fare visita per ricordare che, sebbene la nostra fragilità e facilità a vacillare e a cadere, lui, come un buon pastore, è sempre pronto ad aiutare e a risollevare.
(Tratto da Millestrade, anno 5 n. 40)