Camminare insieme – immagine sempre antica e attuale della vita e della fede – richiede anche il sapersi fermare, in soste utili a riconoscere il percorso compiuto, discernere i segni dei tempi e orientare con sapienza i passi verso il futuro. È ciò che la comunità parrocchiale di Santa Maria di Galloro ha fatto in modo speciale in occasione della Visita pastorale del vescovo Marcello.
La Parrocchia: espressione della Chiesa in un territorio
Nella serata di venerdì 9 novembre, monsignor Semeraro ha iniziato la sua visita, accolto dal parroco don Andrea De Matteis e dai membri del Consiglio pastorale parrocchiale e per gli Affari economici. Il parroco rivolgendosi al vescovo ha detto: «Le presenteremo, questa sera e nei prossimi giorni, il nostro quotidiano camminare, la gioia di appartenere a Gesù e la soddisfazione di poter far tutto insieme». Quindi, dopo una breve presentazione degl’intervenuti all’incontro, don Andrea ha sottolineato «che da circa un anno le riunioni del consiglio sono state improntate sulla preghiera, sullo studio e sulla cura delle relazioni».
La parola del pastore, al termine dell’incontro, ha incoraggiato il cammino della comunità cristiana, rievocando l’immagine del Chiesa madre e grembo che genera alla fede, e di una Chiesa fatta di volti e di persone che vivono la medesima fede, nell’esperienza di sentirsi il popolo amato da Dio. È proprio qui che il vescovo ha richiamato i presenti al ruolo centrale della Parrocchia, quale espressione della Chiesa in un territorio, capace di essere luogo di accoglienza e d’incontro.
L’incontro con le diverse realtà parrocchiali
La visita è proseguita sabato 10 novembre, al mattino, con l’incontro tra monsignor Semeraro e gli alunni, gli insegnanti e i genitori della scuola Beata Rosa Venerini. Accolto dalla comunità delle suore, il vescovo ha ricevuto il benvenuto dalla preside, Rita Leli e da un bambino di ogni classe. Quindi monsignor Semeraro ha fatto il suo ingresso nella palestra dell’istituto dove, tra gli applausi, ha ricevuto una calorosa accoglienza.
La mattinata si è conclusa con la visita alla comunità dei padri Gesuiti, ai quali il vescovo, nel corso della visita, ha rivolto più volte parole di gratitudine. Nel pomeriggio, nella casa Sacro Cuore, l’incontro con i ragazzi della tappa crismale e i genitori. Il gruppo dei più grandi ha potuto consegnare nelle mani del vescovo la richiesta di ammissione al sacramento della Confermazione. Ha fatto seguito l’incontro con le religiose, forte presenza nella comunità di Galloro.
L’ultimo incontro ha visto la partecipazione di quanti operano nei vari settori della comunità cristiana: il vescovo ha ricordato come tale impegno, per ognuno, significhi vivere la propria vocazione battesimale, nella diversità e nella ricchezza dei doni e dei carismi.
La “carità di Cristo” stile per vivere la vita in comunità
Domenica 11 ha avuto luogo il secondo momento centrale della Visita pastorale: l’accoglienza del vescovo nel santuario e la celebrazione della santa Messa. Monsignor Semeraro, accolto in un santuario gremito di gente, ha ricevuto il saluto del parroco quindi, nell’omelia, ha indicato la “carità di Cristo” come stile per vivere la vita della comunità. Il parroco don Andrea, nella celebrazione dell’Eucaristia, ha indicato tre impegni per il cammino dopo la Visita: il primato di Dio nella vita della comunità cristiana; la testimonianza personale e comunitaria; l’unità tra le diverse vocazioni per rinnovare la pastorale. Tutto ciò facendo del Consiglio pastorale parrocchiale un luogo di discernimento comunitario.
Nel pomeriggio di lunedì 12 novembre, il vescovo è tornato per far visita alla scuola dell’infanzia Villa Maria Luisa, dove è stato accolto dalla direttrice, suor Beniamina, dalle altre religiose, dai genitori e dai bambini tra canti di gioia.
In seguito ha incontrato bambini e i genitori della tappa eucaristica. Tra i cartelloni e i segni preparati dai gruppi, le domande dei genitori e dei bambini, le indicazioni del vescovo costituiranno una pietra miliare nel percorso catechistico della Parrocchia.
(Tratto da Millestrade, anno 5 n. 46)