«Benvenuto a colui che viene nel nome del Signore». Con queste parole scritte su uno striscione la comunità parrocchiale di Santa Caterina da Siena ha accolto, il 12 aprile, il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, in Visita pastorale. Ad attenderlo, il parroco, don Paolo Palliparambil, e tutti coloro che hanno collaborato nei mesi precedenti alla realizzazione dell’importante avvenimento. La Visita è iniziata con l’incontro, in un clima sereno e confidenziale, con i membri dell’Associazione Santa Caterina, che organizza nella comunità varie iniziative e attività utili. Tra le informazioni sulla nascita della Parrocchia, ne è emersa una in particolare: cioè che questa sia stata fortemente voluta dalle donne. A tal motivo, il vescovo di allora, monsignor Dante Bernini, ha desiderato intitolare la Parrocchia a una donna di grande rilievo: santa Caterina da Siena.
Santa Caterina da Siena, Castagnetta
L’esperienza dei gruppi giovanili
A seguire, il vescovo ha incontrato il gruppo giovani. I ragazzi hanno esposto con entusiasmo i programmi svolti in Parrocchia durante l’anno, dall’oratorio all’esperienza della Gmg, il Grest, raccontando anche della visita fatta a La Tartaruga, un’associazione di bambini diversamente abili della zona, e sottolineando il fatto che per loro la Parrocchia risulti l’unico punto di aggregazione, per cui luogo molto importante per la loro crescita e per la loro formazione. «Quello che una Parrocchia vive nei suoi momenti fondativi – ha detto loro monsignor Semeraro – è quello che si ritroverà domani: voi giovani avete la responsabilità del futuro».
Il legame Parrocchia-territorio
Dopo un momento di preghiera in chiesa, il vescovo ha incontrato i due Consigli parrocchiali che gli hanno presentato i lavori svolti. Monsignor Semeraro e i convisitatori – monsignor Gualtiero Isacchi, don Jourdan Pinheiro, monsignor Adriano Gibellini, padre Giuseppe Zane, e il vicario territoriale, monsignor Gianni Masella – hanno avuto parole gratificanti e sentite, manifestando entusiasmo e soddisfazione per i risultati ottenuti. Il vescovo ha quindi evidenziato parte del discorso fatto dal consiglio, sottolineando che «la comunità vive la parrocchia come una un’estensione naturale della propria famiglia», incoraggiando i presenti a proseguire il cammino intrapreso.
La visita ai malati della Parrocchia
La Visita pastorale è proseguita il giorno successivo con la visita ad un’ammalata. Il vescovo, dopo essersi sentito coinvolto intensamente nel suo dramma, ha pregato con lei e ha espresso sentite parole di conforto, riuscendo ad essere sostegno concreto di amore e di speranza. Successivamente, ha incontrato una signora che ha appena compiuto cento anni.
Il vescovo e i bambini
Rientrato di nuovo in Parrocchia, Monsignor Semeraro ha incontrato i bambini e le loro famiglie: molto commovente e toccante l’intervento di una mamma che ha raccontato come per lei fosse un dono di Dio l’aver avuto un figlio disabile e come si sia sentita sempre ben accolta e mai giudicata dalla comunità parrocchiale. Il vescovo ha poi ascoltato i catechisti, apprezzando la scelta di essere in sintonia con le indicazioni diocesane e ha incoraggiato i genitori affinché siano loro i primi ad accogliere l’importanza della fede e del cammino cristiano, trasmettendoli ai loro figli.
L’incontro con i disoccupati e l’Eucarestia conclusiva
Nell’incontro con i disoccupati, il vescovo ha avuto parole di grande conforto e solidarietà, ben comprendendo il disagio che crea la perdita del posto di lavoro, non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista della dignità personale. La Visita si è conclusa con una solenne Celebrazione eucaristica, in cui don Paolo ha salutato il vescovo a nome di tutti comunicando la notizia della nomina di monsignor Semeraro a segretario del gruppo degli otto cardinali scelti da papa Francesco per consigliarlo nel governo della Chiesa universale e nella revisione della Curia romana. Durante tutta la Visita, monsignor Semeraro si è rivelato una guida sicura e ha mostrato una grande umanità e sensibilità, mentre per la comunità – definita dal vescovo una grande chiesa, senza chiesa, alludendo alla mancanza di un vero edificio di culto – è stata una bella condivisione e un’occasione di unità.
(Tratto da Millestrade, anno 6 n. 51)