Ascoltare e accogliere

Intervento al V Forum Italiano dei Cristiani LGBT
06-10-2018

È giusto che mi presenti col titolo per il quale sono qui con voi e vi parlo: sono il vescovo di questa Chiesa di Albano, dove ci troviamo per questo forum e so di avere, per questo, una missione di «paternità». È una parola, questa, che pronuncio con somma venerazione. Per me, infatti, significa anzitutto un dovere di «accoglienza».

Molti anni fa (quasi trenta!) riguardo alla paternità lessi quest’affermazione, che non ho più dimenticato: «Un padre deve sempre adottare il proprio figlio. Non c’è padre che non sia adottivo» (F. Dolto). L’autrice, una nota specialista in psicanalisi infantile, ne scriveva a proposito della figura di Giuseppe, scelto da Dio come padre per il suo Figlio, nato dalla Vergine Maria. Qualcosa di simile si potrà dire anche di Lei, che non ha generato secondo un processo naturale, bensì «per opera dello Spirito Santo». Per noi cristiani, Maria e Giuseppe sono i veri modelli terreni della maternità e della paternità; figure veraci e quasi sacramento fra noi di quella paternità del Padre «dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra» (Ef 3, 14). Adottare, in ultima analisi, non vuol dire altro che ricevere, accogliere.