I desideri dello Spirito

Veglia diocesana di Pentecoste
19-05-2018
  1. 1. «Dio, il Padre, nessuno lo ha mai visto»: l’affermazione è del quarto evangelista (cfr Gv 1, 18). Sì, nessuno lo ha mai visto, perché Egli «abita in una luce inaccessibile» (1Tim 6, 16). Di questa luce noi possiamo vedere dei bagliori, come quando nell’oscurità ci accade di vedere un lampo. Per l’uomo biblico la natura era una sorta di manifestazione del Creatore. In un salmo (il salmo 18) si canta che i cieli narrano la gloria di Dio e si aggiunge che il giorno e la notte sono come i suoi messaggeri! La creazione è così rassomigliata a un pentagramma, dove sono scritte le note della musica di Dio.

È stato così per molto tempo. Nella sua Summa della teologia san Tommaso scriveva che l’ordine e il finalismo dell’universo sono come una via per giungere ad una prima conoscenza di Dio. Non è stato il solo. Un sentimento religioso che scaturisce dalla contemplazione dell’universo fa certo parte di ogni autentica esperienza umana. Chi, fra noi, almeno una volta non si è sentito piccolo quando ha rivolto lo sguardo, ad esempio, a un cielo stellato? A motivo della diffusione, oggi, della luce nell’atmosfera questa esperienza non è da noi sempre possibile; ricordo, però, che quand’ero nella Sierra Leone, in visita alle opere sostenute dalla carità missionaria della nostra Diocesi, nelle notti trascorse a Makeni mi pareva di poter toccare il cielo con un dito!

Ma oggi la natura è stata spogliata dei suoi accenti religiosi ed è stato radicalizzato ciò che M. Weber chiamava «disincanto del mondo». Quanto una volta era un «mistero», oggi è sotto il microscopio dell’analista e tutto si riporta a una formula chimica, o matematica. La questione vera, tuttavia, non è ancora la sperimentazione, bensì la manipolazione, lo sfruttamento, l’assoggettamento. E intanto i misteri sono stati trasferiti nell’ambito dell’esotico e del paranormale. Quanto alla «natura», essa non deve cantare più la gloria del Creatore, ma l’abilità del superuomo. Il mondo non ci stupisce più. Se però è vero quel che diceva Chesterton, e cioè che «il mondo non perirà per mancanza di meraviglie ma per mancanza di meraviglia», allora abbiamo, sì, bisogno di ritrovare lo «stupore». Per l’uomo moderno, nel frattempo, vale ancora di più la frase giovannea: Dio nessuno lo ha mai visto.