Intervento alla Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – Ariccia, Chiesa Evangelica Battista

25-01-2025

«Credi tu questo?» (Gv 11,26): ecco la penetrante domanda che Gesù rivolge a Marta, nella casa di Betania e che troviamo nel brano del Vangelo che ci è proposto nella preghiera ecumenica di questa sera (cf. Gv 11, 17-27). Una casa che Gesù conosceva bene e dove si sentiva accolto dai suoi amici. Una casa dove era arrivata, però, l’ombra della morte che porta sconforto e tristezza. Gesù chiede a Marta un atto di fede, non solo per realizzare il miracolo, o meglio il «segno» della risurrezione di Lazzaro, ma anche per donare a lei una vita nuova e un cuore rinnovato.

«Credi tu questo?»: è anche la domanda che questa sera interpella la nostra preghiera e il nostro impegno ecumenico, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Significativamente questa settimana la celebriamo questa volta nel particolare anniversario del primo concilio di Nicea, a 1700 anni di distanza di quegli intensi mesi, tra maggio e luglio del 325, che videro i 318 padri conciliari in una forte esperienza ecclesiale, fino a quel punto inedita. Nicea, infatti, fu il primo concilio cosiddetto «ecumenico», un raduno teologico e allo stesso tempo un evento ecclesiale, convocato per ristabilire la pace e risolvere, in modo sinodale, l’accesa disputa, suscitata dall’arianesimo, attorno alla confessione cristologica. Furono anche affrontate altre questioni di carattere più disciplinare pastorale, come ad esempio la data della celebrazione della Pasqua. Il concilio di Nicea ci ha lasciato, soprattutto, in eredità il Simbolo, la formulazione cioè della nostra professione di fede, nella quale la fede cristologica della Chiesa trova la sua piena espressione, facendoci proclamare che abbiamo ricevuto la salvezza in Cristo Gesù, Figlio di Dio e unico Salvatore dell’umanità.