Pastore, non mercenario

Omelia per l’ordinazione al sacro ordine del Presbiterato del diacono Marco Quarra
21-04-2018
  1. Celebriamo la Domenica del Buon Pastore e, ormai da oltre quarant’anni, la Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni. Nel suo Messaggio per questo 2018, Papa Francesco ha sottolineato che «nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale, si tratta di ascoltare, discernere e vivere [la] Parola che ci chiama dall’alto e che, mentre ci permette di far fruttare i nostri talenti, ci rende anche strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità». Nuovamente mediante l’uso di verbi importanti, Francesco ci ricorda che «anche in questi nostri tempi inquieti […] Dio sempre ci viene incontro ed è il Dio-con-noi, che passa lungo le strade talvolta polverose della nostra vita e, cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità, ci chiama alla gioia».

Ascoltare, allora. Nella pagina del Vangelo di questa Domenica, questo verbo caratterizza il rapporto tra le pecore e il loro pastore. Bello questo volto della Chiesa! Il Concilio Vaticano II ci ha insegnato che la sua intima natura si svela a noi attraverso una grande varietà di immagini (cfr. Lumen gentium, 6). Così, Paolo mostra di prediligere quella del corpo, interiormente animato e unificato dallo Spirito di Cristo; per Matteo, invece, la Chiesa somiglia a un edificio innalzato su Cristo, le cui chiavi sono state affidate a Pietro. Quanto a Giovanni, la Chiesa somiglia a un gregge raccolto dal Buon Pastore, dove ogni pecora è chiamata con un proprio nome e ciascuna riconosce la sua voce. È una pastorale di relazioni, questa, e di reciproca conoscenza, ma chi conosce per primo è Gesù.

Il racconto del Buon Pastore, in verità, deve essere risentito con riferimento a tutti i fedeli. Quando, infatti, nella Chiesa si parla del «pastore» non si deve pensare soltanto ai sacerdoti. Una volta san Giovanni Paolo II disse che «ogni cristiano, in forza del battesimo, è chiamato ad essere lui stesso un “buon pastore” nell’ambiente in cui vive». Spiegò: «Voi genitori dovete esercitare le funzioni del Buon Pastore verso i vostri figli e anche voi, figli, dovete essere di edificazione con il vostro amore, la vostra obbedienza e soprattutto con la vostra fede coraggiosa e coerente. Anche le reciproche relazioni tra i coniugi devono essere improntate all’esempio del Buon Pastore, affinché sempre la vita familiare sia a quell’altezza di sentimenti e di ideali voluti dal Creatore, per cui la famiglia è stata definita “chiesa domestica”. Così pure nella scuola, sul lavoro, nei luoghi del gioco e del tempo libero, negli ospedali e dove si soffre, sempre ognuno cerchi di essere “buon pastore” come Gesù» (Omelia del 6 maggio 1979).

Durante questa Santa Messa noi celebriamo anche l’ordinazione al sacro Ordine del presbiterato di un nostro giovane, Marco Quarra. Per questa ragione ci è stato presentato e proprio al presbiterato io l’ho eletto pochi momenti fa. È giusto, allora, che consideriamo le parole di Gesù come anzitutto rivolte lui e poi anche in rapporto a tutti i sacerdoti del presbiterio diocesano ed a me, che di questa famiglia sono come il padre (cfr. Christus Dominus, 28).